Luce sulla Storia

Giulio Natta e la rivoluzione della plastica

Illustrazione digitale di Marta Punxo, 2023

Illustrazione digitale di Marta Punxo, 2023

«Inconfondibile, leggero e resistente, ma signora guardi ben’ che sia fatto di Moplen!» È con questo jingle che all’inizio degli anni sessanta la plastica dura fa il suo ingresso nelle case degli italiani. Negli sketch pubblicitari del Carosello, il comico Gino Bramieri si aggira in vestaglia in un interno domestico moderno brandendo macchinine giocattolo e passeggini rigorosamente di materiale plastico. «Montesud in vetro chimica» – sottolineano – di produzione della Montecatini

Ricorre quest’anno il sessantesimo dall’attribuzione del Premio Nobel per la chimica a Giulio Natta. Era il 10 dicembre 1963 quando veniva a coronamento una lunga carriera di ricerca nell’ambito dello sviluppo delle materie plastiche e delle fibre sintetiche, portata avanti per lo più in seno al dipartimento di ingegneria chimica del Politecnico di Milano.

Illustrazione digitale di Marta Punxo, 2023

Nel 1963, Natta viene riconosciuto come il padre della polimerizzazione stereospecifica, una vera e propria rivoluzione che inaugura l’era della petrolchimica, ossia dell’applicazione dell’industria chimica al petrolio e ai gas naturali usati come materia prima. A partire da processi di cracking del petrolio greggio si avviava la realizzazione di un’ampia gamma di nuovi prodotti finiti: materie plastiche, fibre sintetiche, gomme, fertilizzanti azotati.

L’avanzare sulla scena della grande industria fordista in breve tempo spazza via il vecchio per sostituirlo con la modernità più organizzata della produzione seriale.

In questo scenario, l’industria milanese già dai primi anni cinquanta si differenzia e caratterizza per la forza di promuovere una nuova creatività progettuale. Milano è la capitale del disegno industriale, dove si verifica un incontro inedito tra grande industria e industria culturale: grafica, design, editoria, agenzie pubblicitarie.

Sono gli anni in cui lo scenario dell’architettura e delle arti visive incontra da una parte la grande distribuzione – in prima fila La Rinascente con la sua esposizione L’estetica del prodotto – e dall’altra la Fiera Campionaria con un’attenzione particolare all’estetica industriale. In questo quadro lo sviluppo delle materie plastiche è centrale.

La collaborazione virtuosa di artisti e tecnici è la cifra distintiva del boom economico che ha Milano come epicentro e trampolino di lancio nello scenario internazionale.

La storia del miracolo economico italiano passa infatti attraverso questi fattori di innovazione che impattano sugli immaginari, toccando nell’intimo il quotidiano e le vite delle persone. È una fase rapidissima, convulsa e decisiva di trasformazione, scrive lo storico Guido Crainz, in cui nuovi bisogni e nuovi modelli culturali interagiscono con i precedenti orizzonti mentali.

La rivoluzione dei consumi – quel radicale superamento di vecchi stili di vita e l’acquisizione di nuovi standard per fasce sempre più ampie della popolazione – passa anche attraverso canali immateriali, si propaga e trova risonanza nelle rappresentazioni mediatiche. In questo senso è emblematica la serie di caroselli pubblicitari sulle disavventure domestiche di Gino Bramieri, “casalingo” in grembiule a differenza della moglie, architetta in carriera. Ci restituisce la portata complessiva di quei cambiamenti: la novità del Moplen brevettato da Natta si combina ai mutamenti che investono a tutto tondo la materialità e il concreto della vita quotidiana, gli equilibri sociali e interni alla famiglia, gli stili di vita, le abitudini di consumo. L’arrivo della plastica nelle case degli italiani si fa simbolo di questi cambiamenti epocali.  

All’inizio degli anni novanta la produzione delle materie plastiche ha iniziato a mostrare i suoi risvolti negativi. In quel periodo per la prima volta viene superato il limite delle cento milioni di tonnellate prodotte e inizia a diffondersi una sensibilità contro il consumo eccessivo delle materie plastiche.

A metà strada tra le Hawaii e la California, ogni giorno continua ad ammassarsi una chiazza di spazzatura, il Pacific trash vortex, grande due volte il Texas. Circa l’80% dei rifiuti presenti nell’oceano è di materiale plastico, milioni di tonnellate di oggetti si accumulano in questi enormi banchi di spazzatura fluttuante di cui è difficile anche solo quantificare l’entità. La plastica non si degrada, si frantuma in microframmenti ed entra pericolosamente nella catena alimentare della fauna marina. Oggi sappiamo bene che la cultura dell’usa e getta e del consumo senza considerazioni, “alla portata di tutti”, non è più sostenibile.

Questo colorato materiale di fondo della modernità ha fatto il suo ingresso nelle nostre vite alimentato da un immaginario edulcorato che ha reso quasi “naturale” e insostituibile la sua presenza. Tornare a quelle scene di ingenuo ottimismo ci induce a guardare con criticità la portata di determinate svolte storiche e il loro impatto sistemico e di lunga durata. Chiama in causa i nostri stili di vita e la nostra consapevolezza della loro sostenibilità.   

Per una storia della plastica

Altri approfondimenti

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente