Sapore di sala

Schindler's list compie 30 anni 

Se ancora oggi, a distanza di 30 anni dall’uscita (esattamente l’11 marzo) nelle sale italiane di Schindler’s list di Steven Spielberg, si fatica a trovare un titolo che possa essere confrontato con questo significa che il regista americano ha colpito nel segno e ha realizzato un’opera che, con il passare del tempo, è entrata di diritto all’interno di ciò che si può considerare un patrimonio storico.

La sensibilità, l’attenzione e anche la genialità di Spielberg, che con questo film sperimenta qualcosa di nuovo e qualcosa che non aveva ancora mai provato a fare, lo premiano riconoscendone la grandezza e consacrandolo, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, tra i grandissimi di sempre.

Schindler’s list nasce dal romanzo omonimo che suscita l’interesse di un regista reduce da grandi blockbuster e che si considera, per questo, distante da un grande autore in grado di trattare una tematica come quella della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto nello specifico. E invece lui è pronto a smentire tutto e tutti regalando una pellicola incredibile che tocca le giuste corde di realismo e sensibilità. E che conquista il cuore di tutti, pubblico e critica, tanto da portare a casa ben 7 premi Oscar.

Schindler's List (2 DVD)
Schindler's List (2 DVD) Di Steven Spielberg

Nella Germania nazista un ricco industriale utilizza gli ebrei come manodopera specializzata per le proprie fabbriche, salvandoli dalla deportazione nei campi di sterminio.

Se naturalmente il tema centrale è quello dell’Olocausto, seppur declinato in un modo “diverso” rispetto al solito, a rimanere impresso nella memoria collettiva è anche il modo in cui la storia viene mostrata al pubblico. In primis la scelta di ricorrere al bianco e nero, fatta eccezione per quattro emblematici e precisi momenti: il primo è la scena iniziale con due candele che si spengono, il secondo e il terzo, i più significativi, sono quelli che corrispondono all’ormai celebre cappotto rosso di una bambina vittima di un rastrellamento del ghetto, e l’ultimo coincide con la sequenza finale del film, ambientata nel presente.

Una storia, quella raccontata da Spielberg, che ha il compito di mettere al centro una rielaborazione della vera storia di Oskar Schindler, interpretato da Liam Neeson che, impiegando manodopera formata da ebrei rimasti senza lavoro, cerca di salvarne il più possibile nella Cracovia del 1939, poco dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, “contrastando” le ideologie dell’epoca incarnate, nello specifico, dal capitano delle SS Amon Göth interpretato da Ralph Fiennes. Così facendo il regista americano riesce a dare una chiave di lettura diversa a un momento terrificante e a scucirsi di dosso l’etichetta di regista di blockbuster per assumere quella di grande autore. Un successo completo e totale e soprattutto personale, dal momento che inizialmente Spielberg avrebbe voluto essere soltanto il produttore del film, affidandone la regia a nomi del calibro di Roman Polanski e Martin Scorsese che, però, per motivi diversi, rifiutarono.

Vicino, eppure al tempo stesso lontano, dalla nuova Hollywood, il regista sembra voler imprimere una propria autorevole firma a quello che non si deve aver timore di considerare come un vero e proprio capolavoro, soprattutto per la densità emotiva e il tentativo di mettere in scena e raccontare un evento crudele e globale come quello dell’Olocausto.

Chi salva una vita, salva il mondo intero

Queste le significative parole che rappresentano l’emblema del film e la sua morale.

Ma sembrano anche spiegare l’operazione compiuta da Steven Spielberg con un film che, ancora oggi, dopo 30 anni dall’uscita, non ha trovato e non trova eguali che possano competere. Sono tanti i titoli che hanno provato, nel tempo, a portare sullo schermo la violenza e l’efferatezza di questo conflitto e di tutto ciò che ne è scaturito, ma nessuno ha colpito nel segno come Schindler’s list. Forse si può provare a fare un accostamento con Il pianista dello stesso Polanski o con il recente La zona d’interesse, di Jonathan Glazer, che guarda il mondo dal punto di vista del carnefice.

Ma l’aver svelato al mondo intero una storia che, per l’epoca in cui si svolge, ha quasi dell’incredibile ha permesso al regista di capolavori della storia del cinema come Jurassic Park, Lo squalo, E.T., I predatori dell’arca perduta, tanto per citarne alcuni, di diventare l’emblema di qualcosa di molto più grande, destinato a rimanere eterno.

Perché sono passati 30 anni, ma potranno passarne anche 100 e lo Schindler’s List di Steven Spielberg rimarrà sempre e comunque un capolavoro della settima arte. Insieme ai numerosi suoi titoli, ma su uno scalino inevitabilmente più in alto.

Ti potrebbero interessare

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente