Arrivi e partenze

Andrea De Carlo: Io, Jack e Dio, un triangolo di amicizia, amore e spiritualità

La sigla delle interviste "Il profumo delle pagine" è cantata da Laura Salvi - compositore Marco Zoppi

La sigla delle interviste "Il profumo delle pagine" è cantata da Laura Salvi - compositore Marco Zoppi

La nostra intervista con Andrea De Carlo non si apre come le altre. C'è un intruso, fra noi.
Proprio come accade in Io, Jack e Dio, il suo ventiduesimo romanzo, un terzo personaggio ruba la scena: il pianoforte.

È un mezza coda che fa bella mostra di sé proprio al centro del set nel quale accogliamo gli autori e li intervistiamo, e non è raro che gli scrittori, prima di concedersi alle nostre domande a proposito dell'ultimo libro scritto, non riescano a resistere a qualche escursione spericolata fra i tasti bianchi e neri di questo splendido esemplare di ingegneria sonora tedesca.

Rari, a dire il vero, i casi in cui gli scrittori mostrano di avere quell'X-Factor che avrebbe potuto garantirgli notorietà e fama anche se avessero intrapreso la strada della musica invece di quella del romanzo...
Con Andrea De Carlo, però, è diverso. De Carlo è un musicista che si muove fra i diesis e i bemolle con la stessa consumata maestria con cui mette nero su bianco gli aggettivi.
"Nero su bianco"... vedete? Fra i tasti del pianoforte e l'inchiostro sulla pagina corre più di una somiglianza.

Io, Jack e Dio
Io, Jack e Dio Di Andrea De Carlo;

Con questa sua ventiduesima opera Andrea De Carlo torna ai temi più cari ai suoi lettori, l’amicizia e l’amore, a cui imprevedibilmente ne mescola un terzo, la religione. Io Jack e Dio racconta di un legame necessario e insostituibile, di una ricerca spirituale senza compromessi, e dei sentimenti complicati e contraddittori tra un uomo e una donna che non possono fare a meno uno dell’altra.

Mentre l'autore di Due di due e Uccelli da gabbia e da voliera, di Treno di panna e Tecniche di seduzione ci delizia suonando una soave melodia blues, veniamo trasportati in un’altra dimensione, fatta di luci e di ombre, di aperture e tensioni... una dimensione più spirituale, com'è quella cui si accede calandosi a fondo nella lettura di una storia ben scritta.

Ma forse ci stiamo solo facendo influenzare dai toni di Io, Jack e Dio, romanzo nel quale amicizia e amore - i temi che De Carlo ha sempre indagato con un tono che l'ha reso amatissimo da diverse generazioni di lettori - si legano a doppio filo con una riflessione su spiritualità e religione.

È stato un viaggio interessante per me proprio per questo terzo incomodo, un elemento apparentemente discordante. In una storia di amicizia e di amore entra questo elemento che può essere un grosso problema da un punto di vista narrativo, ma che per me è diventato una delle grandi sfide del romanzo

Un romanzo che prende vita sulla spiaggia di Lungamira, immaginaria e reale al tempo stesso.
Benché il toponimo sembri evocare una nuova città candidata a far parte de Le città invisibili, infatti, Lungamira è modellata sui dolci paesaggi della costa adriatica che De Carlo conosce e ama da lungo tempo. Mila e Jack sono i protagonisti: lei italiana, lui inglese, la loro amicizia è il frutto di un appuntamento che si ripete ogni estate.

Potremmo dire che De Carlo ha forse mosso i suoi passi partendo da quella iconica strofa di Piero Focaccia: «Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia, stesso mare» per descrivere la nascita e l’evoluzione di questa amicizia indispensabile, che si interrompe col terminare della bella stagione, momento in cui i due ragazzi lasciano le case delle loro nonne per tornare alla vita di tutti i giorni. Vite che però sono scandite da una fitta, intensa corrispondenza epistolare.  Tutto bene, tutto bello e forte come solo sanno essere le amicizie giovanili: fino a quando Jack scompare. Per sette, lunghissimi anni. 

Il nostro, però, tornerà a farsi vivo in un’altra veste: una veste più lunga, dalle maniche ampie e con una cinta a stringergli i fianchi.
Sì, Jack si è fatto frate
inseguendo con tenacia e caparbietà la dimensione spirituale alla quale, in fondo, ha sempre agognato.
Cosa comporterà questo cambiamento profondo, nel suo rapporto con Mila, sempre rimasto in precario equilibrio sulla soglia tra amicizia e amore?
Per rispondere a questa domanda, De Carlo si è calato magistralmente in un punto di vista tutto femminile.

Per me è stata un’esperienza molto appassionante e istruttiva. […] Immaginarsi come donna non è solo immaginarsi con vestiti o capelli di lunghezza diversi dai propri. È molto di più. La differenza è nella prospettiva, nel rapporto col mondo, con l’immaginazione, il passato, la percezione degli altri

Quasi come perdersi, staccarsi dal proprio Io, per riaffiorare in quello di qualcun altro.
Un po’ come De Carlo ci confida di sentir riaffiorare il grande Calvino in ciò che scrive, e non sotto forma di citazione o imitazione, ma semplicemente come manifestazione di toni e strutture della lingua ormai entrate a far parte del suo stesso mondo.
Per chi non lo sapesse, è stato proprio Italo Calvino a curare la quarta di copertina del suo primo romanzo di successo Treno di panna, scrivendo: «L'insaziabilità degli occhi che bevono lo spettacolo del mondo multicolore ingigantito come attraverso la lente di ingrandimento. È questa la giovinezza che De Carlo racconta».

E di giovinezza, in Io, Jack e Dio, De Carlo ne parla forse più che in qualsiasi altra sua opera.
Non ci resta che godercela fino in fondo, fra gli accordi maggiori e solari di un'amicizia raccontata con le parole giuste e le ombre malinconiche e struggenti di quel che avrebbe potuto essere e che forse - chissà - potrebbe ancora diventare. Proprio come la progressione armonica di un bel blues.

 

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Scrittore italiano. Ha viaggiato molto: parte per gli Stati Uniti, abitando a Boston, New York, Santa Barbara e Los Angeles, dove insegna italiano e fa altri lavori che racconterà nel suo primo romanzo.Successivamente si stabilisce in Australia lungo le tappe descritte in Due di due: Sydney, Melbourne e il Queensland. A questo periodo risale la stesura di due romanzi che De Carlo non pubblica, perché li considera "esercizi di ricerca e formazione". Torna in Italia, dove vive a Milano e Roma. Nel 1981 l'editore Einaudi pubblica Treno di panna, già scritto in inglese con il titolo Cream Train. Italo Calvino ne cura la quarta di copertina e diventerà anni più tardi un film diretto da De Carlo (il protagonista è Sergio Rubini), la cui trama riporta solo qualche somiglianza con il libro.Tra i suoi libri: Uto, Pura vita, Durante, Di noi tre, Arcodamore. Ha pubblicato con La Nave di Teseo Una di Luna (2018) e Il teatro dei sogni (2022).

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