Se non l’avete già beccata sui Social sotto l’alias @Stazzitta, allora – forse – siete salvi.
Perché Daniela Collu è un uragano in grado di spazzare via tutte quelle certezze, quegli schemi, quei modelli, attraverso i quali abbiamo imparato a riconoscere e categorizzare l’amore.
Prima ha iniziato con i box Q&A su Instagram, poi ha smontato le relazioni delle serie TV che tanto ci hanno fatto sognare, finché – come una naturale conseguenza – è approdata in libreria con Bello l’amore ma non ci vivrei.
«Io l’amore lo conosco ma non lo capisco, non lo controllo. Non lo so dosare e non lo so proteggere. Lo sapevo fare, forse, poi è stato sempre più difficile, qualche volta è andata bene, altre no; imparerò di nuovo, se sarò fortunata, se sarò attenta». Il nuovo libro di Daniela Collu è un'analisi approfondita dell'amore che tutti dovremmo leggere.
Ma da dove è nata l’esigenza di dedicare 191 pagine ad un argomento così ampiamente dibattuto, narrato, esaltato e decantato?
Volevo dare una visione diversa. I punti di vista sull’amore sono quelli a cui siamo più affezionati ed è difficile mandarli via, perché pensiamo che: «sono fatto così, sono nato così, la mia famiglia è così» siano delle condizioni incise nella pietra. E invece no, si cambia in amore come si cambia in tutto il resto della vita
E parlando proprio di cambiamento, non potevamo non analizzare con Daniela com’è che il mondo si sia evoluto in termini di relazioni amorose.
In un’era in cui siamo subissati di informazioni, infatti, la nostra vita è esposta allo sguardo di tutti da post, storie, geolocalizzazioni e commenti vai; qui, il like e la visualizzazione hanno trovato uno spazio sempre più ampio, rappresentando una forma di interesse quasi più eloquente delle vecchie lettere d’amore scritte a mano.
Che effetto ha tutto questo sulla nostra salute mentale?
L’autrice di Bello l’amore ma non ci vivrei, ha una visione ben chiara: siamo noi il problema, il mezzo non ha tutte quelle colpe che gli attribuiamo, perché è come lo usiamo – spesso in modo spesso egoriferito e poco critico – a trasformare lo strumento stesso in ostacolo.
Se soltanto ragionassimo su che forma di auto-narrazione creiamo quando siamo sui Social, potremmo immaginare facilmente quanto sia utile fidarsi o non fidarsi di quello che vediamo raccontato dagli altri. Se ci arrendessimo tutti a una narrazione autentica, sincera, gentile, magari anche conoscere qualcuno online o andare a vedere come vive la sua vita, potrebbe essere utile poiché corrisponde alla verità
Nel suo libro non c'è tematica che non sia messa sotto la lente d'ingrandimento: con una penna intrisa di forte sensibilità emotiva, Daniela Collu, le tocca davvero tutte.
Condanna aspramente la visione utopistica offerta da film come La verità è che non gli piaci abbastanza, che smembra pezzo per pezzo, mostrando il modo in cui le donne vengono ritratte al pari di «femmine rinc***te che stanno a casa, adoranti davanti al telefono che squilla» così come gli uomini, rappresentati in maniera superficiale e senza intelligenza emotiva, ridotti al mero «maschio che si apre una birra e guarda il football».
L'autrice analizza il complicato e delicato linguaggio dell’amore, ricordandoci che non tutti parlano la stessa lingua, in tema di sentimenti. Troppo spesso, infatti, non ci rendiamo conto che l’amore di una persona nei nostri confronti può zampillare in una forma diversa da quella che ci aspettiamo (o che siamo in grado di riconoscere).
Ma questo non vuol dire che non ci sia. E non dovemmo perdercelo.
Un degno spazio, poi, Collu lo dedica al dolore d’amore, soffermandosi su quella sofferenza sfiancante che sembra impossibile da superare, ma ricordandoci che il mondo al di fuori continua ad esistere, pronto a dimostrarci che tutto è temporaneo e alla fine ci si rialza sempre.
La più grande sfida, però, è quella che l’autrice supera a pieni voti: mettere in gioco sé stessa, come donna, come femminista e come potenziale madre.
Il capitolo sulla maternità ribadisce come esista un femminile non necessariamente legato all’essere madre.
Ma per Daniela questo principio non contraddice in alcun modo la possibilità di diventarla.
Fondamentale, per lei, resta comunque il non ridurre l’identità di uomo e di donna ai minimi termini.
Non giova a nessuno. Né al maschio, che ha un suo spessore emotivo, una sua profondità, né a noi, perché ci raccontiamo sempre come «quella che si fa crescere la treccia, aspettando che arrivi il principe». I capelli lunghi sono scomodissimi ragazzi, non si asciugano mai
Di quella esuberanza che la contraddistingue, Bello l’amore ma non ci vivrei è il vaso traboccante.
Un porto al quale approdare mentre ce ne stiamo tutti su quella stessa barca costruita da paure, domande e sentimenti comuni, che Daniela Collu cerca di timonare.
E secondo noi, ci riesce proprio bene.
Io spero che questo libro si adatti a tante mani: alle mani di chi ha le certezze, di chi le cerca, di chi sta bene, di chi sta male. L’amore, come le grandi esperienze della vita, ti pone di fronte a cose più grandi di te e a volte sei tu che devi rincorrere quella grandezza. Che fai? Sei in grado? La domanda è per tutti
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