Le donne che leggono sono pericolose, è stato scritto.
Un vecchio adagio, che però contiene un seme di verità: chiedete ad Azar Nafisi cosa ne pensa.
L'autrice del (giustamente) celebrato Leggere Lolita a Teheran si è fatta strada nel cuore e nell'intelligenza dei lettori come la massima cantrice del potere trasformativo delle storie e dei libri.
A vent'anni da quel libro, nel quale raccontava di una "carboneria" di lettrici costruita attorno ai libri proibiti dal regime di un paese dalla grande tradizione letteraria ma dal presente tormentato, Nafisi torna a evidenziare come la pratica del leggere, quando attuata con gli strumenti giusti, possa spalancare le finestre dell'immaginazione ma anche aprire le porte a un cambiamento agito su due livelli: quello personale e quello del mondo che ci sta attorno.
Per entrarci, il requisito è «un indefinibile bisogno di fuggire dall’ordinario». La scrittrice di Leggere Lolita a Teheran ci accompagna tra le letture della sua infanzia, da Alice a Huck Finn, un antidoto contro i distruttori di bellezza. - Vanity Fair
In questo libro si compie un deep dive nella letteratura americana, indagando in profondità sulle opere di tre autori certamente facenti parte del "canone" di quella tradizione, ma altrettanto certamente molto diversi fra loro: Mark Twain, Sinclair Lewis e Carson McCullers sono al centro del racconto di Nafisi, che alterna considerazioni da accademica (un'accademica invero sempre poco incline agli accademismi) ad aneddoti e racconti di vita che attingono a un'esperienza umana quantomeno "accidentata" e per questo tanto più interessante. Il viaggio che Nafisi ci invita a compiere è inoltre reso più ricco ed emozionante dalle belle illustrazioni di Peter Sís, che possiamo immaginare come "soste" fra la tappa del viaggio che stiamo percorrendo e la stazione successiva.
Gli spunti di riflessione sono tanti, e nel corso dell'intervista che oggi siamo felici di poter condividere coi lettori di Maremosso, Nafisi mette bene in luce quale sia la sua idea di letteratura: uno spazio franco nel quale rivendicare orgogliosamente la liceità dei propri sogni, senza rinunciare all'assunzione di responsabilità che ogni sogno comporta.
Nei giorni in cui ricorre l'anniversario dell'uccisione di Mahsa Amini, studentessa iraniana lapidata per non aver indossato correttamente il velo, sentire parole come quelle di Nafisi fa bene al cuore e al cervello.
Buona visione e buona lettura a tutti i cittadini della repubblica dell'immaginazione!
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