La mia Oliva Denaro cerca una propria dimensione in una società in cui essere donna è tutta una conquista. Le donne sono andate al voto per la prima volta nel 1945: è una strada ancora lunga e in salita
Oliva Denaro ha un nome speciale.
Un po’ perché – come tutti i protagonisti dei romanzi di Viola Ardone – reca con sé una forte connotazione simbolica, capace di unire al soffocante calore del sole della Sicilia la fredda esattezza della povertà.
E un po’ perché, se ce lo immaginiamo scritto con le tessere dello Scarabeo e accuratamente disposto sopra un tavolo, ci rendiamo ben presto conto che Oliva Denaro non è che l’anagramma del nome della sua madre letteraria, Viola Ardone.
Una coincidenza che in realtà coincidenza non è: “Ho pensato che potrebbe essere stata la mia storia, traslata in altra epoca” afferma l’autrice, prima di concludere con uno spirito degno di Flaubert e della sua Madame Bovary: “Quella ragazzina sono io”.
Viola Ardone sa trasformare magnificamente la Storia in storia raccontando le contraddizioni dell'amore, tra padri e figlie, tra madri e figlie, e l'ambiguità del desiderio, che lusinga e spaventa, soprattutto se è imposto con la forza. La sua scrittura scandaglia la violenza dei ruoli sociali, che riguarda tutti, uomini compresi.
A soli due anni dall’ultimo romanzo, Viola Ardone torna in libreria con una storia che ha molto in comune con il fortunatissimo Il treno dei bambini: l’autrice si misura nuovamente con il romanzo di formazione, dipingendo un commovente affresco delle condizioni di vita del Sud Italia a metà del Novecento. Oliva lotta per ritagliarsi una propria autonomia e una propria identità all’interno di una società patriarcale che le impone solo cieca obbedienza.
Una società nella quale il motto “chi rompe paga e i cocci sono suoi” non si applica solo agli oggetti, ma anche e soprattutto alle persone. Basta un sopruso, uno strappo, per cambiare per sempre la traiettoria di una vita. Dopo la violenza Oliva è tutta cocci dai bordi affilati: a lei il compito di smussarli per uniformarsi al destino che l’aspetta. O scegliere di tenerseli, quei cocci, e provare a vedere se riesce a rimettersi insieme da sola.
“La storia di Oliva Denaro è anche la mia: la storia di una donna è la storia di tutte le donne” afferma la scrittrice. Quella che al lettore più superficiale potrebbe sembrare una banalizzazione generalista nasconde in realtà la forte consapevolezza dell’oppressione sistematica che – oggi come ieri – si trova ad affrontare il genere femminile, costretto a destreggiarsi fra la pressione sociale e il desiderio di libertà.
E cosa fare, quando l’imperativo di comportarsi “come una bambina per bene” cozza con il naturale istinto di autodeterminazione?
Non c’è una soluzione univoca, dopotutto nessuno ha la verità in tasca. O, per dirla con le parole dell’autrice: “Non esistono risposte universali, ognuno se le deve costruire in base alla sua storia”.
La storia di Oliva è ambientata in Sicilia, nel 1960, e si apre con un mantra: "La femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia"
Questa è la frase che la mamma di Oliva Denaro le ripete sempre, insieme a tutte le altre regole essenziali per essere una ragazzina per bene nella Sicilia di quel tempo. Una serie di regole che Oliva tiene ben a mente, regole che rispetta e che cerca di seguire. E ciononostante si trova in una situazione molto spiacevole, in cui tutte le regole che le sono state insegnate dalla madre le crollano addosso.
Ma non è solo la figura della madre a essere centrale nel romanzo: Oliva Denaro è un romanzo di figli ma è anche un romanzo di padri…
Il papà di Oliva, Salvo Denaro, è un personaggio che esce un po' dagli stereotipi del pater familias meridionale di quegli anni: è un uomo che ha più domande che risposte. Anche nei confronti dei suoi figli non è un uomo normativo, non è un uomo che esercita la sua autorità. Per via di una sua vicenda personale ha imparato che non ci sono risposte universali, ognuno se le deve costruire in base alla sua storia. Cerca di insegnare ai figli che devono esercitare la propria libertà e la propria capacità di scegliere... cosa non facile, perché si tratta di una grande responsabilità.
… soprattutto considerata la giovane età di Oliva e il fatto che si trovi ad affrontare un sistema di regole molto complesso. Che rapporto ha con il suo personaggio?
A me Oliva è molto simpatica perché sta cercando di capire che tipo di donna vorrà essere. Parla con sé stessa e si dice cose come: "Io sono favorevole al bagno di mare, non so se sono favorevole al matrimonio". Incomincia a cercare le parole del suo vocabolario da donna adulta, si confronta col mondo della madre, delle amiche, delle compagne di classe, della sorella maggiore... Cerca una propria dimensione in una società in cui effettivamente essere donna è tutta una scoperta, è tutta una conquista. È il 1960. Le donne sono andate al voto per la prima volta nel 1945: è una strada ancora lunga e in salita.
Il nome della protagonista, nonché titolo del libro, nasconde un enigma…
Il nome Oliva Denaro è l'anagramma del mio: mi piaceva che fosse così, un po' perché è un nome che è perfettamente congruente con l'ambientazione siciliana: l'oliva è il frutto del Mediterraneo, Denaro è un cognome diffuso in quelle zone... però ho pensato che potrebbe essere stata la mia storia, traslata in altra epoca. Quella ragazzina sono io. Quella ragazzina che corre, che s'interroga, che ha i primi batticuori d'amore e le prime inquietudini. E poi perché più in generale la storia di una donna è la storia di tutte le donne: tutte possiamo riconoscerci in questo rapporto con il desiderio, con il senso di colpa che questo desiderio suscita in noi. Tutte possiamo riflettere sul giudizio sociale che ancora pesa sul corpo della donna.
Questo romanzo arriva a due anni dal fortunatissimo Il treno dei bambini, un libro che si appresta a essere tradotto in 34 lingue e sta per essere trasposto sul grande schermo: che effetto fa?
Molta curiosità, perché quando si cambia mezzo si cambia linguaggio: le parole prendono le ali e diventano in qualche modo diverse. Sono curiosa di sapere che voce avrà, che volto avrà Amerigo Speranza (il protagonista de “Il treno dei bambini”, NdR) nel suo doppio cinematografico.
Oliva Denaro, Amerigo Speranza… i protagonisti dei suoi romanzi recano nel proprio nome e cognome una simbologia: come si chiamerà il suo prossimo personaggio?
Questo ancora non lo so, però a me piace molto giocare sui nomi: i latini dicevano nomen est omen, ovvero “il nome è un presagio”. Mi piace che all'interno di un nome ci sia già una storia scritta.
O meglio – ci permettiamo di aggiungere – una storia che aspetti solo di essere trasposta su carta.
Magari dalla maestria di un’autrice del calibro di Viola Ardone.
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