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Agricoltura sostenibile: Nature Restoration Law

La politica europea tende a rimanere in secondo piano nei media italiani e nelle nostre vite, ma molto spesso ciò che si decide tra Bruxelles e Strasburgo è determinante per il nostro presente e per il nostro futuro.

Negli ultimi mesi si è discussa in Unione Europea la Nature Restoration Law (Legge per il Ripristino della Natura), che verrà votata dal Parlamento l'11 luglio 2023. La Nature Restoration Law (NRL) richiederebbe il ripristino del 30% delle aree naturali sulla terraferma e il 30% di quelle marine entro il 2030 e il recupero e la protezione del 100% di queste aree entro il 2050.

La legge rientra nel quadro più ampio del Green Deal europeo, un pacchetto di politiche insufficienti dal punto di vista scientifico ma potenzialmente più ambiziose di quelle che sceglierebbero molti Stati Membri dell’UE internamente.
Nonostante la proposta della Commissione sia stata annacquata durante le discussioni, il voto sulla NRL rimane comunque storico. Si parla di una legge che non solo proteggerà la natura, ma obbligherà gli Stati a ripristinarla attivamente.
Per capire perché questa legge è così importante, facciamo un passo indietro.

La maggior parte dei discorsi ambientalisti si concentra sulla crisi climatica, ma i danni causati dall’essere umano all’ambiente che ci circonda sono molto più numerosi e vari. Oltre alla crisi climatica, che è oggi la più discussa, ci sono la perdita di biodiversità, l’alterazione dei flussi biogeochimici di fosforo e azoto, lo stress idrico causato dall’utilizzo sconsiderato di acqua dolce, l’acidificazione degli oceani e altre importantissime emergenze a cui fa fronte.

Nel 2009 un team di 29 scienziati ha classificato 9 processi di origine antropica che mettono a rischio la vita sul pianeta e la sua stabilità. I progetti sono stati descritti come avvicinamento e superamento di 9 limiti planetari, invitando l’umanità a rispettarli per rimanere in uno “spazio operativo sicuro” in cui sopravvivere e prosperare. L’aggravarsi di uno di questi processi solitamente influisce negativamente su altri, creando dei cicli di retroazione che rischiano di far precipitare la condizione degli equilibri terrestri in tempo record.
È quindi ovvio che affrontare solo la crisi climatica non è abbastanza: la politica ha il dovere di far sì che tutti i 9 limiti planetari vengano rispettati per evitare un drammatico effetto domino.

Proprio per questo motivo tra attivisti e addetti al settore il voto sulla NRL è un passo importante nelle politiche di transizione ecologica europee. È importante anche per chi la transizione, che è interesse della collettività, non la mette al primo posto delle sue priorità.

Le grandi aziende agricole europee e i loro lobbisti in questo caso stanno rappresentando l’opposizione più ostinata.
La loro argomentazione è che richiedendo la protezione del 20% delle aree naturali in Europa entro il 2030, la NRL toglierebbe terreno all’agricoltura e all’allevamento. Questo ha dichiarato il Segretario Generale di Copa Cogeca, la gigantesca lobby agricola europea:

Ridurrebbe la nostra capacità di produrre cibo e saremmo più esposti alle importazioni

Copa Cogeca

Il gruppo di centrodestra del Parlamento Europeo appoggia questa teoria che però non ha né fondamento scientifico, né considera una visione d’insieme delle politiche agricole e ambientali europee. Infatti, in occasione del voto interno alla Commissione Ambiente del 27 giugno 2023, l’aria nelle aule di Bruxelles era tesa, con accuse sempre più dirette verso le fazioni conservatrici di mistificare la realtà e di spargere bugie da parte del relatore e del presidente della Commissione.

Quello che Copa Cogeca omette è che la degradazione del suolo e la perdita di biodiversità stanno già compromettendo la nostra capacità di produrre e consumare cibo sano. Le grandi aziende agricole unite dietro l’egida di Copa Cogeca basano la loro attività su forme estensive di agricoltura che sono state e sono tutt’ora alimentate dalla Politica Agricola Comune (PAC), con un budget di 365 miliardi di euro dalle tasche dei cittadini europei.

L’agricoltura estensiva è un enorme danno per la biodiversità e per gli equilibri del pianeta e non è la soluzione miracolosa alla scarsa produttività del suolo degradato. Ne è la causa.

Inoltre, secondo la FAO, circa un terzo di tutta la produzione mondiale di cibo viene persa o sprecata. Il problema, specialmente in Europa, non è la quantità di cibo prodotta, ma la sua qualità e soprattutto la sua distribuzione iniqua. Nonostante gli sprechi, ci sono secondo Eurostat quasi 33 milioni di persone in Europa che non possono permettersi dei pasti sani e di qualità per metà dell’anno. Inoltre, una grande fetta della produzione agricola estensiva diventa mangime per animali da allevamento.

Ai lobbisti dell’agribusiness potrà non piacere, ma la verità è che la Nature Restoration Law non toglie nulla all’agricoltura in sé, ma danneggia il loro modello di produzione, che è obsoleto, inefficiente e dannoso per tutti. Rimane sicuramente conveniente per i clienti di Copa Cogeca, che lo alimentano con gli ingenti sussidi della PAC.

Di fronte a un incastro di lobby, profitto e sussidi, la Nature Restoration Law sarebbe uno strumento limitato anche se fosse ecologicamente perfetta. E non lo è. Ma è un sassolino che può iniziare a inceppare gli ingranaggi della gigantesca macchina dell’agricoltura insostenibile.

Certo, nel frattempo dobbiamo ripensare il modo in cui produciamo ciò che mangiamo, come mangiamo, come lo distribuiamo.
Dobbiamo pianificare e impostare un modello di agroecologia compatibile con i limiti del pianeta, che possa nutrire tutti con cibo sano e di qualità.
Proteggere e ripristinare la natura è solo il primo passo.

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