Diario di bordo

Occhio al Black Friday, ripensando a Jimmy Hoffa

Martedì 16 novembre 

Tutti guardano – parecchi con apprensione – al prossimo “Black Friday”, tra una settimana. E che cosa potrà mai succedere?
Beh, potrebbe andare in vacca il nostro modo di vita. “Black Friday” è, da un po’ di anni, il giorno simbolo del consumismo democratico globale: tutte le merci in vendita sul pianeta sono scontate, tutti “devono” comprare. In genere funziona bene e soprattutto è rapido: le merci comprate arrivano a casa tua in 24 ore, grazie ad Jeff Bezos o a Jack Ma, che, in un solo giorno, fanno il fatturato di un anno.
Ma ora succede che tutto il sistema di trasporto sia in ebollizione: milioni di persone in tutto il mondo si sono stufate di lavorare per poco, le merci dalla Cina e dall’Asia non partono in tempo come prima; i camionisti americani sono stati tra i primi a incrociare le braccia: troppo lavoro, troppo bassa la paga. Ad oggi, i porti americani sono fermi, nella più grande serrata spontanea che si ricordi.
Persino il sistema Amazon, la meraviglia del commercio, barcolla. Anche da loro è spuntato il malcontento, addirittura lo sciopero.

Mi è venuto in mente uno splendido film di due anni fa, “The Irishman”, di Martin Scorsese, che racconta la saga, fascinosa e terribile, del sindacato dei camionisti in America nel dopoguerra del benessere. Il loro capo si chiamava Jimmy Hoffa (nel film, Al Pacino). Il sindacato di Hoffa era il più grande d’America, lui era più popolare di Elvis Presley. Questo il tenore dei suoi comizi: “Sapete perché avete una casa, un frigorifero, avete le medicine, avete la benzina? È perché tutto questo ve lo ha portato un camion! E noi siamo il sindacato dei camionisti! Noi facciamo muovere l’America! Se noi ci fermiamo, l’America si ferma!”

Jimmy Hoffa un bel giorno scomparve. Il mistero dura tuttora, tra mafia e potere politico. Tutto il mondo è cambiato da allora, ma Hoffa in una cosa aveva ragione: c’è sempre qualcuno che ti porta la merce a casa, e ti conviene trattarlo bene.

E se Jimmy Hoffa e il suo sindacato non fossero il passato, ma il futuro?

 

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