Bassa marea

Haaland, un nuovo dio del pallone

L’era di Ronaldo e di Messi sembrava irripetibile. Adesso il pallone ha un nuovo dio, con i capelli biondi, la coda di cavallo e la spavalda sicurezza di un guerriero vichingo

“Haaland segna soltanto due gol”.
Se lo leggesse un marziano passato di fretta sulla terra, il titolo in prima pagina del tabloid inglese sembrerebbe dispregiativo, come sottolinea l’avverbio “soltanto”.
In realtà non c’è bisogno di essere esperti o tifosi di calcio per sapere che segnare una doppietta in una partita equivale a una prestazione eccezionale, ma per i distratti provvede l’ironico sottotitolo, messo fra parentesi: “(ma ha giocato soltanto il primo tempo)”. Come dire che, se avesse giocato per tutti i 90 minuti, di reti al Copenaghen, nel turno di Champions League di questa settimana, il centravanti del Manchester City avrebbe potuto segnarne anche quattro.

O perlomeno tre, come ha fatto nelle prime tre gare interne di Premier League, realizzando un nuovo record per il campionato inglese, poiché prima di lui nessuno aveva mai compiuto un’impresa simile. Se continua a questo ritmo, si prevede che solamente in Premier a fine stagione potrebbe essere il capocannoniere con oltre 100 gol, e chissà quanti altri ne potrebbe segnare nelle coppe nazionali ed europee. Insomma, è nata una stella. Per la verità era già nata da un po’: anche mentre giocava giovanissimo in Austria (al Salisburgo) e in Germania (nel Borussia) si era capito che Erling Haaland è un fenomeno.
Ma alla corte del City di Guardiola, accanto a compagni di squadra che sono campioni d’Inghilterra da due anni di seguito (e hanno vinto il titolo in quattro delle ultime cinque edizioni), guidato da Pep Guardiola, uno dei più forti allenatori di tutti i tempi, il norvegese è esploso.

Ha appena 22 anni e viene già paragonato a un incrocio tra Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo (stella al tramonto, che ha assistito sulla panchina del Manchester United alla tripletta di Holland in un derby finito con l’umiliante punteggio di 6-1). Con 194 centimetri di statura e 94 chilogrammi di peso ha potenza, rapidità, furbizia, visione di gioco e la capacità di metterla dentro da ogni posizione. Il City lo ha comprato dal Borussia nel giugno scorso per l’equivalente di circa 95 milioni di euro, nemmeno tanti per un asso del suo calibro rispetto ai costi del football attuale.
L’era di Ronaldo e di Messi sembrava irripetibile. Adesso il pallone ha un nuovo dio, con i capelli biondi, la coda di cavallo e la spavalda sicurezza di un guerriero vichingo.
La previsione è che con lui il club di Manchester vincerà anche la Champions e che lui vincerà il prossimo Pallone d’Oro, il trofeo che premia il miglior calciatore dell’anno.
Con lui in campo c’è sempre la febbre a 90, come direbbe Nick Hornby.  

Febbre a 90°
Febbre a 90° Di Nick Hornby;

In "Febbre a 90'" racconta in prima persona, con tono ironico e affettuoso, appassionato e divertito, gli entusiasmi e le depressioni, le impagabili emozioni e le cocenti delusioni vissute da un «ossessionato» del pallone.

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