Giovedì 30 marzo 2023
Avevo in mente tutt’altra rubrica – pensavo alla clamorosa storia del “The Guardian”, quotidiano inglese liberal che ha rivelato come il proprio fondatore fosse in realtà uno schiavista, per questo chiedendo scusa e versando dieci milioni di sterline – quando sono incappato in un breve filmato su Repubblica TV.
Si tratta della camera ardente allestita per Gianni Minà, affollata di colleghi, amici e personalità.
Nella breve clip si vede un signore anziano che avanza, silenzioso, quasi timido, nella sala del Campidoglio dove è esposta la bara del giornalista famoso per aver intervistato i grandi di tutto il mondo (facendoli parlare senza sovrapporsi ad essi con la propria voce, com'era invece fastidiosa abitudine di Oriana Fallaci).
Con mosse gentili e lente, il signore estrae da una cartella di cuoio un indumento che adagia sul feretro.
È la maglia granata del Toro, dove è scritto il nome di Minà e il numero “1”.
Poi, amorevolmente, la sistema bene sul legno, ne stira le pieghe, la bacia e si allontana, a ritroso, facendosi il segno della croce.
La didascalia del video non dice chi sia, se un membro della famiglia Minà, un funzionario della società o forse solo un amico venuto da Torino. Non si sa neanche se Minà avesse dato disposizioni per il suo funerale. Molti lo fanno. E in questo caso, lui avrebbe potuto scegliere di avere accanto l'immagine di Fidel Castro o Che Guevara, Muhammad Ali o Maradona, e nessuno se ne sarebbe stupito.
Si sapeva – tra noi del giro granata – che Minà era dei nostri, da sempre, nel bene e nel male, ma non lo esibiva. In realtà. Minà non si esibiva per niente. E quando si trattava del Toro ricordava - era un torinese del '38 - le partitelle in piazza d’Armi, i derby con il padre al Comunale, l’orgoglio di appartenere “all’altra squadra di Torino”, quella che non veniva “dall’entroterra della Fiat”.
Il mito degli Invincibili era dato per scontato.
Tutto qui. Questa ostensione della maglia granata mi ha commosso, per la sua semplicità.
La tengo presente, per quando toccherà a me.
Di
| Sperling & Kupfer, 2018Di
| Yume, 2019Di
| Edizioni del Capricorno, 2017Potrebbero interessarti anche
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