Giovedì 28 luglio
Leggo, in un articolo-scoop su La Stampa dell’ottimo Jacopo Iacoboni, che Oleg Kostyukov, funzionario dell’ambasciata russa, «facendo trasparire il possibile interesse russo a destabilizzare gli equilibri del Governo italiano con questa operazione, avrebbe chiesto» al consigliere per i rapporti internazionali del leader della Lega Salvini, Antonio Capuano «se i ministri della Lega fossero intenzionati a rassegnare le dimissioni dal Governo». L'ipotesi che prende forma è quella secondo la quale Salvini, già a maggio scorso, nelle prime fasi dell’invasione russa in Ucraina, avesse, per il tramite di Capuano un'interlocuzione con emissari di Putin al fine di ritirare i ministri della Lega dal governo Draghi farlo così cadere, in nome del “pacifismo”.
Le trattative si erano spinte parecchio avanti, purtroppo per loro però sotto l’occhio vigile dei “nostri” servizi, di quelli americani e persino del Vaticano; nel pezzo di Iacoboni, molto ben informato, compaiono ambasciatori, oligarchi, faccendieri, cardinali ed echi di campagne di disinformazione televisiva… insomma, una bella storia che promette molto per l’agosto (anche perché quella di Ilary e Totti è terribilmente banale).
Non è la prima volta che Salvini viene beccato con il sorcio in bocca, in materia moscovita; e dovrà guardarsi le spalle, specie nel suo partito, ora che è partita la campagna elettorale; sembra più un “agente bruciato” che un leader del futuro.
Ma ieri è stata anche la giornata degli improvvisi guai di Viktor Orban, l’autocrate ungherese che tiene in scacco l’Europa.
Dunque, Orban dice che il suo paese si appresta a respingere un’ondata migratoria che vorrebbe portare nell’Ungheria “razze diverse dalla nostra” e quindi distruggere la nostra identità, un tema di quelli per cui vanno in visibilio sia Salvini che Meloni. Inaspettatamente, però, Orban è inciampato nella professoressa Susanna Hagedus, sociologia ed economista, sua amica ed alleata politica da più di vent’anni, che da un po’ di tempo, però, di fronte alle uscite di Viktor, storceva il naso. Ora gli ha detto in faccia di “parlare come Goebbels”, di usare parole che possono portare a un nuovo olocausto (Hagedus è ebrea ed è figlia di genitori soravvissuti alla Shoah). Orban ha abbozzato e lo vedremo tra pochi giorni a Dallas, Texas, ospite d’onore, insieme a Trump, alla convention dei conservatori americani, l’ala destra del partito ormai lanciata su posizioni razziste. Sarà sicuramente applaudito, come era stata applauditissima nel febbraio scorso, a Orlando, Florida, la nostra Giorgia Meloni che aveva anticipato agli americani che l’idea che le razze non si devono mescolare era anche la sua. E che sarebbe andata presto al governo.
Ieri si è svolto il vertice del centrodestra, chiamato a decidere se la prossima Italia sarà governata da Budapest o da Mosca.
Dicono le cronache che Berlusconi se ne sia andato via in anticipo, con la vaga sensazione che qualcosa gli sia sfuggito di mano.
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