Diario di bordo

Juventus, anno zero

Martedì 29 novembre

Il 28 novembre 2022 sarà ricordato come la vera fine della monarchia in Italia.
Abdica, come in un moderno 8 settembre 1943, l’ultimo sovrano di una lunga dinastia, gli Agnelli di Torino, che un tempo regnavano su fabbriche, politica e immaginario collettivo (dicevano i nostri padri e nonni: “noi si lavorava per gli Agnelli dal lunedi al sabato e, non paghi, la domenica tifavamo per lui”) ed ora erano rimasti praticamente con il loro real giocattolo, una gloriosa squadra di calcio conosciuta in tutto il mondo. Una squadra eterna, come gli inglesi credevano fosse eterna la regina Elisabetta.

La notizia è arrivata inaspettata, violenta, choccante, e ha scalzato Ucraina, Ischia, Meloni e persino la suocera di Soumahoro.

Inseguito da accuse che si immaginano potenti – falso in bilancio, bancarotta e chissà cos’altro - il pallido regnante Andrea Agnelli si è dimesso e ha trascinato con sé tutta la corte del consiglio di amministrazione. La sua lettera di addio “ai dipendenti” ha una certa forza malinconica, richiama il Riccardo III di Shakespeare (quasi un we the few, the happy few), vaneggia di un certo DNA della vittoria e scomoda addirittura Federico Nietzsche, che peraltro ebbe un cattivo rapporto con Torino.

Oh, di quanto parleremo nei prossimi giorni... che dico? nelle prossime settimane, nei prossimi mesi…. della sudditanza psicologica degli arbitri, della coppa insanguinata dell’Heysel, della validità del gol di Turone, di Luciano Moggi, della Serie B, del fallo di Juliano su Ronaldo, della donna della domenica che accompagnava l’Avvocato allo stadio, della squadra che "se la davano a Lapo era meglio", dell’affare più sbagliato del capitalismo italiano, ovvero l’acquisto di Cristiano Ronaldo, del disamore di donna Margherita verso la famiglia e la sua finanziaria, di come furono irriconoscenti nei confronti di Del Piero, delle plusvalenze e delle minusvalenze, degli Elkann a cui ormai dell’Italia importa poco, guarda come hanno ridotto la Ferrari e “Repubblica”…

... oh, ne abbiamo da parlare per molto tempo! speriamo che la guerra non ci disturbi...

E che Giampiero Mughini se ne faccia una ragione. Aborro. 

 

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