Diario di bordo

Il vecchio antifascista Umberto Bossi

Mercoledì 28 settembre

E dunque la fiaba racconta che nel 1994 in Italia il Cavalier Berlusconi vinse le elezioni, con l’appoggio dei fascisti ripuliti di Fini e la forza dei barbari del nord, la Lega di Bossi. Giorgia Meloni aveva allora 17 anni.
Mi è venuta in mente questa storia, perché assomiglia a quella di adesso: fascisti, Lega e Berlusconi, solo che sono a proporzioni invertite, con la Meloni che si è mangiata i vecchi leoni; il primo, il Cavaliere, ha 86 anni, l’8 per cento e una moglie giovane che si veste come una suora; il secondo, l’Umberto, che era detto “’l Senatur”, ne ha 81 e il partito che aveva fondato non è stato neppure in grado di farlo eleggere senatore, a casa sua. Non ha più bisogno di lui. Anzi.

Così va il mondo, direte voi.
Però questa storia di tanti anni fa contiene una lezione che si adatta molto bene all’oggi.
Nel 1994, la coalizione di centrodestra crollò pochi mesi dopo la clamorosa vittoria, e farla cadere fu proprio l’Umberto Bossi.
La prima occasione fu una enorme manifestazione per il 25 aprile, a Milano in cui sfilarono centomila persone sotto una pioggia torrenziale… E Bossi fece parte del corteo, e si prese pure insulti e sputi, ma volle restare, per testimoniare che lui era un antifascista, e che quello era il suo popolo, e che i fascisti gli facevano schifo. E fu coerente: a settembre fece cadere il governo, e accusò apertamente Berlusconi di essere un capo mafia, un truffatore, un nemico del nord. Ho rivisto ieri, l’ha postato il giornalista Paolo Berizzi su Twitter, una clip in cui l’Umberto parla, addirittura a un convegno della Confindustria, e dice cose che Fratoianni non avrebbe il coraggio di dirne neppure la metà.

Era giovane e sanguigno, il Bossi e - dopo appena sei mesi di governo - non ebbe paura di togliere la fiducia a Berlusconi in parlamento con un discorso memorabile.

Chissà se adesso, dopo trent’anni, qualcuno nella Lega si ricorda dell’esempio del vecchio Bossi.
Questione che, a leggere i giornali, monta nella bergamasca, nel veneto, nel Friuli e che Matteo Salvini – che ha fascistizzato il partito di Bossi e l’ha portato alla disfatta - fa finta di non sentire.

La Lega ha oggi 29 senatori, decisivi perché il governo abbia la maggioranza. Chissà che cosa accadrà.

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