Martedì 13 settembre
Ieri, in Vaticano, si è svolta un’importante manifestazione.
Il Papa ha parlato agli imprenditori di Confindustria in una pubblica assemblea nella sala Nervi. Convocati da Carlo Bonomi, il loro presidente, gli industriali italiani sono accorsi in massa, spesso portando con sé i propri figli, desiderosi di avere da Francesco parole buone che possano illuminare le loro azioni per il bene della comunità e, casomai, anche orientare il loro voto per le prossime elezioni politiche, in cui i temi economici sembrano occupare molto spazio.
Francesco è stato all’altezza della sua fama di divulgatore socialista (... ah, se solo la nostra CGIL sapesse parlare come lui!): ha spiegato agli industriali che esiste il denaro cattivo (molto facile) da cui bisogna stare alla larga; che non bisogna licenziare le donne incinte; che bisogna accogliere ed integrare i migranti perché sono il futuro; che non bisogna essere “mercenari”; che l’egoismo è davvero una brutta malattia e soprattutto che bisogna pagare le tasse. Ha poi ringraziato quanti tra gli industriali si sono adoperati per accogliere i profughi dall’Ucraina.
Riporto qui un passo del suo discorso, che mi ha colpito per la precisione della citazione:
“Adriano Olivetti, un vostro grande collega del secolo scorso, aveva stabilito un limite alla distanza tra gli stipendi più alti e quelli più bassi, perché sapeva che quando i salari e gli stipendi sono troppo diversi si perde nella comunità aziendale il senso di appartenenza a un destino comune, non si crea empatia e solidarietà tra tutti; e così, di fronte a una crisi, la comunità di lavoro non risponde come potrebbe rispondere, con gravi conseguenze per tutti. Il valore che voi create dipende da tutti e da ciascuno: dipende anche dalla vostra creatività, dal talento e dall’innovazione, dipende anche dalla cooperazione di tutti, dal lavoro quotidiano di tutti. Perché se è vero che ogni lavoratore dipende dai suoi imprenditori e dirigenti, è anche vero che l’imprenditore dipende dai suoi lavoratori, dalla loro creatività, dal loro cuore e dalla loro anima: possiamo dire che dipende dal loro ‘capitale’ spirituale, dei lavoratori”.
Adriano Olivetti - il creatore di quella che fu la Apple dei suoi tempi - disse queste cose alla Confindustria italiana negli anni Cinquanta, ma venne dai suoi colleghi messo, bruscamente, ai margini. Scelsero un’altra strada.
Non pare, dalle cronache, che la Confindustria di oggi sia stata colpita dalle parole del Papa. Peccato.
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