Diario di bordo

L'uomo che piange

Venerdì 2 dicembre

Avevo delle mezze idee per il mio pezzo di oggi, sulle cose che ci tengono in pensiero in questo dicembre.
È vero che qualcosa di terribile si sta preparando in Cina contro gli studenti?
È vero che la stessa cosa sta succedendo in Iran? Che cosa, di preciso, sta succedendo a Kherson, o nel Donbass, dove l’inverno ormai regala pochi video, poche fotografie, poche notizie?
L’altro giorno ho visto una di quelle clip di scenette militari che vanno di moda adesso: missili che colpiscono carri armati, droni che inseguono fanti che corrono…
In questo video si vedevano una dozzina di soldati russi in una buca, quasi abbracciati per difendersi dal freddo; quando arriva su di loro una granata, e i soldati restano come imbambolati…
Il commento diceva: “Vedete? Sono paralizzati dal freddo, forse sono già in ipotermia…”

Mi è venuto in mente che oggi, di quello che succede in metà del mondo, non sappiamo niente.
Twitter, Facebook, droni, satelliti, iPhone, riescono a catturare solamente una porzione minima del dolore del mondo.
Noi temiamo che Elon Musk possa essere decisivo in questo campo – dirigere quello che dobbiamo sapere, quello che dobbiamo pensare – ma forse lo sopravvalutiamo.
Elon Musk, come Putin, come Xi, come Khamenei, hanno meno potere di quanto credano, solo che non lo vogliono ammettere.

Insomma, il pezzo da scrivere non mi veniva fuori.

Poi mi sono precipitato al Dipartimento Motorizzazione per un appuntamento che ogni due ore il mio iPhone mi ricordava.
Siamo a San Francisco, ogni cosa è online, ma esistono sempre luoghi oscuri come il Dipartimento Motorizzazione dove si raccoglie un’umanità povera che cerca di rinnovare patenti, di aggrapparsi a un codice fiscale che non ha, di avere qualcosa di temporaneo da esibire a qualcuno in uniforme.
Al DMV sono efficienti, ci sono delle solide impiegate che ti indirizzano ululando: “di là! di là!”, sospingono il gregge verso gli sportelli e, di qui, verso una fila di computer: “... ecco, compilate! È facile!”. Quasi tutti ci riescono…

Ma davanti a me c’era questo vecchio – appariva vecchissimo, ma forse era solo poverissimo- solo, di pelo bianco e di pelle nera, che sembrava uscito dalla capanna dello zio Tom.
Era disorientato, non capiva, ma le impiegate lo spingevano verso un computer. “Compili, signore!”. Ma lui, ovviamente, non ci riusciva.

Si è spaventato, come se vedesse la morte. Si è messo a singhiozzare ed è scivolato per terra, sempre piangendo.

“Si sieda qui, aspetti”.

E così, non avendo altro, mi è venuto in mente di scrivere il mio pezzo sull’uomo che piange. 

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