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La luce del mattino

Hai presente la luce del mattino?

È come i serpenti della famiglia constrictor: contrariamente a quanto si crede, non uccidono per strangolamento, ma provocando un infarto.

La luce del mattino ti si attorciglia addosso, ti stringe fino a destabilizzare la pressione, alterando la percezione di tutto quello che c’è intorno.

C’è il mattino in cui la luce si appoggia alla stanza, quasi carezzandoli definisce gradualmente i contorni di quel che vi si trova dentro, delle persone che la abitano; disegna le loro mani che probabilmente si stanno toccando per la prima volta.

Il paradosso è che quella stessa luce si comporta nello stesso modo quando le stesse mani non vogliono toccarsi più.

Con la luce del mattino arrivano le brutte sorprese, quelle belle si presentano con calma, verso l'ora di pranzo.

Da leggere

Camere separate

Di Pier Vittorio Tondelli | Bompiani, 2016

Fra le lenzuola e altri racconti

Di Ian McEwan | Einaudi, 1982

Il delirio del particolare. Ein Kammerspiel

Di Vitaliano Trevisan | Oligo, 2020

Per un periodo relativamente lungo ho sentito la morsa dell'inizio giornata sotto forma di canto di uccellini.

Se avessi potuto li avrei sterminati, prepotenti nel loro cinguettio che annunciava l'inizio di qualcosa per cui non ero pronta.

Qualcosa cui pervenivo dalla notte precedente, senza nulla all'infuori del mio senso di inadeguatezza.

È stato in una di quelle mattine che ho conosciuto Angoscia, mostro che si concede raramente ma che, quando si presenta, occupa la stanza per intero. L'ho incontrato di nuovo quelle due volte in cui ho incrociato la morte, puntuale, con le prime luci del mattino.

E il bianco mi ha quasi soffocata.

Da vedere

A volte si presenta e basta, in alcune albe in cui mi sveglio troppo presto, senza motivo, e si porta dietro gli uccellini.

La luce di questa mattina è quella di quando si deve partire per non tornare. 

I letti, negli hotel, sono più sfatti degli altri. Il giorno in cui li devi lasciare lo sono ancora di più e i bagni sono più disordinati, la luce più bianca, seduta, appiccicata ai mobili della stanza.

Quante ne ho già viste di mattine così?

Quante stanze ho lasciato per andare verso la luce del giorno, che vive fuori da qui e fa sembrare tutto bellissimo?

Quante volte sono partita entusiasta?

Quante volte sono uscita annoiata, disperata, quasi in fuga?

Quante invece ho aspettato paziente l'ora del check-out?

Oggi, per esempio.

Questa mattina sembra che l'alba si sia mangiata tutto quello che avevo bisogno di lasciare, per ricompormi e tornare a guardare le cose dalla giusta distanza. Tutto è bianco, ma non ci sono due cose dello stesso colore, perché tutto muta continuamente.

Il muro d’avorio, la tenda di neve, le lenzuola piene di venature che ricordano il marmo.

Da ascoltare

Osservo da sotto le coperte con il caffè in mano.

I mostri dormono ancora. Le possibilità, invece, buttano disordinatamente vestiti dentro la valigia. "Tanto non servono più", dicono, "oggi è già domani e passi da casa".

E poi ci ripensano e li ritirano fuori per riordinarli, dovessi mai essere io quella che controlleranno a campione, all’aeroporto. 

Capisco che è il momento di alzarmi e aprire le serrande, magari anche le finestre, è il momento di rendermi conto di dove mi trovo, oltre che in un luogo da qualche parte tra la luce del mattino e le emozioni che potrebbero togliermi il fiato.

Chiudo la porta e fuori trovo un mondo in cui le sensazioni che provavo tra le mura sono dissonanti.

Per fortuna ho fatto delle foto del mio mattino, del mio letto sfatto, della tazza sporca dei residui di caffè.

Forse mi ricordo una volta ancora che la luce è negli occhi di chi guarda e sotto la pelle. Proprio come le emozioni.

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