Come un lungo, vorticoso giro in ottovolante, leggere Guerre dei prezzi ci fa guardare il mondo da sotto in su, lasciandoci leggermente frastornati, ma a fin di bene. Sconcertato dalle convulsioni della “diretta mediatica” degli ultimi anni, il flusso lutulento di informazioni che ci travolge, sommerge e confonde, affollata di catastrofi economiche ed ecologiche, ribellioni finite male, vittorie trionfali di leader populisti, attentati e guerre, l’autore ci trascina con sé da un capo all’altro del pianeta, letteralmente – dall’Iraq post-Isis alle baraccopoli del Kenya, dal Venezuela affamato da un’inflazione degna della Germania di Weimar all’Ucraina, dalle masse di migranti guatemaltechi che premono sul Messico al Brasile – alla ricerca delle cause profonde del caos che ci circonda, per rintracciare quanto meno un bandolo per cercare di uscire dal labirinto prima di finire divorati da uno dei tanti minotauri che assediano la contemporaneità.
Secondo l'autore, molti, se non tutti, conflitti contemporanei ma anche del passato traggono la loro origine dalle oscillazioni imprevedibili e irrazionali dei prezzi delle materie prime e dei beni di prima necessità. Il suo è un viaggio attraverso il mondo intero per dar credito a questa teoria che sembra suffragata da tutte le prove di cui disponiamo.
Con stupore, individua un comune denominatore tra i vari scenari catastrofici nei prezzi, o meglio: nella fluttuazione selvaggia dei prezzi delle materie prime (o commodities), dal grano al petrolio, al gas, al caffè, “sradicati” dalla realtà fisica, ovvero dalle dinamiche reali di disponibilità, domanda e offerta da quando l’amministrazione Clinton, nel 1998, ha sposato la deregulation, rimuovendo ogni vincolo.
A determinarli sono invece meccanismi speculativi, ovvero “giochi sociali” in cui «giocatori razionali abbracciano pubblicamente idee che sanno essere irrazionali», ma sempre accuratamente travestite da un’apparenza di scientificità, con tanto di formule e algoritmi sempre più complicati a fare da schermo. Scopo ultimo del gioco: massimizzare i profitti dei super-ricchi attraverso fondi speculativi, fregandosene delle conseguenze sulla pelle di milioni di persone e soprattutto sull’ecosistema del pianeta.
«I rischi climatici sono talmente alti che non si possono assicurare», ci rivela Russel: «il premio è troppo alto per chiunque». Con buona pace di chi si ostina a sminuire la questione del riscaldamento globale. Quando cominciamo a seguire il gioco dei prezzi, dietro il caos emerge una trama leggibile: le rivolte della primavera araba sono una riedizione delle antiche rivolte per il pane; l’invasione russa della Crimea – con quel che ne è seguito – doveva scongiurare il rischio che gli immensi giacimenti di gas individuati sotto la parte ucraina del mar Nero privassero Putin della principale leva del suo potere nei confronti dell’Europa.
L’autore, sociologo di formazione, è regista di professione (assieme al libro in Francia e Germania è andato in onda anche il film documentario), difatti la scrittura ha la vividezza delle riprese in presa diretta, a cui si alternano pause di riflessione affidate in primo luogo a un manipolo di premi Nobel per l’economia, che denunciano da tempo le dinamiche perverse dei mercati finanziari. Russell non ha timore di paragonare le strategie dei fondi speculativi a quelle dell’organizzazione terroristica Al Shabaab.
Guerre dei prezzi ci mette di fronte a problemi enormi, ma si scende dal suo ottovolante con la convinzione che qualunque forza politica che voglia dirsi di sinistra, oggi, debba fare i conti con questa realtà, e provare a dare una risposta.
Senz’altro Nuotare con gli squali, di Joris Luyendijk. Dopo la catastrofe finanziaria globale del 2008, «ho parlato con circa duecento persone che lavorano o hanno lavorato nel distretto finanziario di Londra», scrive l’autore: «mi hanno raccontato storie molto diverse, ma se dovessi condensarle in un'immagine, darebbe quella di una cabina di pilotaggio vuota». Un altro tassello per comprendere il caos globale creato da un’avidità senza freni, più terrorizzante di qualunque complotto.
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