Alcuni antidolorifici sono pericolosi, creano dipendenza. Capita di dover subire interventi importanti, dopo i quali, durante la convalescenza, vengono prescritte medicine potenti che alleviano le sofferenze. Poi capita che queste sofferenze svaniscano col decorso della malattia, ma che si continui a sentire il bisogno psicologico di assumere medicine per tenere il dolore lontano, un dolore che poi è la stessa astinenza dal farmaco a causare. Ci si droga di pillole per star bene, e si sta sempre peggio.
Leggendo il bel libro di Federico Fornaro, Il collasso di una democrazia (Bollati Boringhieri, 2022), è un po’ questa l’immagine che si presenta al lettore: un malato in sofferenza, l’Italia liberale che, appena uscita dalla guerra, è gravemente debilitata dalla “febbre rossa” della rivolta sociale che la attanaglia.
Mussolini prese il potere in un'Italia malata e sconfortata, sia per il passato da cui arrivava, sia per il futuro che l'attendeva. Perciò il fascismo propose una cura drastica che in molti assecondarono, per indifferenza o complicità: la violenza.
Incapace di gestire il proprio corpo lacerato, l'Italia si affida alle cure da cavallo dei più vari ciarlatani: politici sghembi, reduci e capipopolo, tra cui spicca il più virulento, Benito Mussolini. La sua è una ricetta omeopatica: curare la violenza con la violenza, in una ricerca di primazia che, agli occhi di molti, riporterà infine l’ordine. Solo che non è il vecchio ordine a essere ristabilito, ma si instaura una nuova forma di assuefazione alla violenza, quella fascista.
Essa si innerva e invade il corpo dello stato intontendolo come un potente oppiaceo, portandolo alla resa: quell’ottobre del 1922 quando, stanco di resistere, il corpo sociale liberale si arrende a un’orda raffazzonata di uomini in divise spaiate benedetti dal re, condannando il paese a un ventennio di tossica dipendenza dal fascio littorio.
L’autore, con preciso ritmo cronologico, racconta passo dopo passo il lungo logorio che porta l’intera classe politica di un paese a subire l’iniziativa di gruppi che hanno il solo intento di penetrare l’ordine liberale e stravolgerlo a proprio vantaggio, mentre pezzi interi di stato si convincono che il fascismo sia la medicina adatta, e Mussolini il medico giusto, per una nazione delusa dal proprio passato e spaventata dal proprio futuro.
Non leggetelo se pensate che Mussolini abbia fatto tutto da solo: l’ordine liberale fu vittima, anche e soprattutto, di fuoco amico.
Non leggetelo se credete che il fascismo fosse inevitabile: ci si misero in tanti a raccontare questa profezia autoavverante.
Non leggetelo se non credete nei paragoni storici, perché questo libro racconta che la deriva autoritaria è sempre il sintomo di una democrazia malata.
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