È un libro strano per essere scritto da un italiano, un libro giocato sugli aspetti profondi, retroscena culturali, ideologici, di quello che è uno dei fenomeni più rilevanti della nostra contemporaneità: l'attuale leadership russa
Pubblicato in Francia prima che in Italia, Il mago del Cremlino è l'ultimo libro di Giuliano Da Empoli. A consigliarci questo romanzo, giocato sugli aspetti più profondi dell'attuale leadership russa, è Gian Arturo Ferrari che, con la sua passione, già ci ha raccontato una storia, quella dell'editoria.
Al centro del romanzo abbiamo Vadim Baranov, consigliere del presidente russo Vladimir Putin, un personaggio immaginario che ci garantisce l’accesso nelle stanze chiuse del potere moscovita, il luogo dove vengono prese le decisioni sulla politica russa.
l mago del Cremlino è un romanzo al tempo stesso gelido e caldo. Il suo autore ci immerge nella psiche genialmente tortuosa di Vadim Baranov, l'alter ego romanzesco di Vladislav Sourkov, quello che è stato lo spin doctor di Vladimir Putin fino al 2021. Nel corso di una notte, Baranov, l'uomo conosciuto come il "mago del Cremlino", racconta come abbia contribuito a costruire l'immagine dello "zar" nel 2001, quando quest'ultimo era solo il pallido e sconosciuto ennesimo primo ministro dell'era di Boris Eltsin.
A condurre le fila del racconto sono Vadim e il narratore, un lungo dialogo scaturito dall'incontro di due appassionati di Evgenij Zamjiatin, scrittore di un romanzo distopico. Ma in questa intervista, se così vogliamo chiamarla, il protagonista non racconta solo se stesso.
Giuliano Da Empoli si avventura, infatti, in una materia intricata, una storia fatta di nomi che chi non si occupa di attualità politica non conosce, e lo fa con una forma di narrazione che lo aiuta a districarsi tra i fitti rovi di eventi in cui non tutti ci orientiamo.
I dialoghi spaziano dalla casa di Baranov alla storia russa recente, una sequenza di scene che ricordano un film. La forma del romanzo ci aiuta a comprendere ciò che sta accadendo, perché lo scorrere dei fotogrammi è accompagnato da una voce fuori campo che ci guida passo dopo passo.
Il libro ha una trama lenta e profonda e soprattutto porta in luce cose che generalmente non sono mai oggetto della narrativa
Esemplato sulla figura storica reale, il protagonista, nel suo piccolo, vive il dramma dell'ascesa e della caduta di sé e della Russia, racconta la sua vita che si allarga fino a sfociare in altro, in quell'idealizzazione nostalgica della vecchia generazione del nonno.
Uno stile che lascia trasparire la cura documentaria per i retroscena culturali quello di Giuliano Da Empoli, un'ispirazione che a tratti sembra tipica del romanzo storico russo, una trama profonda e lenta che, con il suo ritmo, ci aiuta a entrare in luoghi dove mai avremmo avuto accesso.
Forse, però, il principale merito del romanzo di Giuliano Da Empoli è quello di porre al lettore la domanda più giusta in un momento storico la cui incertezza è direttamente proporzionale all’assertività di alcuni suoi protagonisti: cosa succederebbe se Vadim abbandonasse Putin?
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