Passato di letture

... l'identité, encore! Quell'inquietudine che cresce in Francia

Illustrazione digitale di Elisa Ceccoli, 2022, studentessa del Triennio in Pittura e Arti Visive, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti

Illustrazione digitale di Elisa Ceccoli, 2022, studentessa del Triennio in Pittura e Arti Visive, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti

Lo scorso 10 aprile, quando la Francia è andata al voto per eleggere il nuovo Presidente, quanto ha pesato l’attuale crisi internazionale e il tentativo di Macron di svolgervi un ruolo di mediazione? Quel tentativo è stata una risposta o la conferma di una crisi? E quanto ha pesato, tutto questo, nel risultato delle recentissime elezioni politiche che hanno visto Macron e il suo partito perdere la maggioranza assoluta?

C’è una crisi interna della Francia, una crisi di opinione pubblica, come sottolinea giustamente Giorgia Alessi.
Un quadro che condensa emozioni nelle forme della protesta di questi ultimi anni nelle manifestazioni di strada dal movimento Nuit debout alla questione del radicalismo islamico e del terrorismo, alla rottura rappresentata dall’esplosione della rabbia sociale del movimento dei Gilets jaunes che hanno trasformato i «sabati di Parigi».
 

Le ferite della Francia. Ossessioni identitarie, radicalismo islamico, rivolte sociali

Il tema del declino, del malessere, dell'infelicità della Francia ha ormai una lunga tradizione nel dibattito pubblico francese. Questo topos/profezia riproposto ossessivamente non può che stupire l'osservatore italiano, consapevole della migliore situazione - secondo gli indici di natalità, alfabetizzazione, debito pubblico - del vicino d'oltralpe.

Si potrebbe leggere quella crisi come risposta immediata al venir meno di un consenso. Suggerisce, Giorgia Alessi, che quella protesta che spesso assume la figura del rifiuto, ha una storia lunga e ha sua origine nelle le notti illuminate delle rivolte delle banlieues. Era il novembre 2005. Da allora non si sono proposte soluzioni né credibili né politicamente praticabili. 

Molti sono i problemi, che Alessi indica (il crescente antisemitismo, più generalmente la xenofobia in crescita; oppure la crisi del sistema repubblicano).
Su uno tuttavia concentra la sua attenzione in maniera meritoria. Questione che non riguarda solo la Francia, ma che in Francia assume aspetti di sistema.
 

C’è una crescente inquietudine rispetto ai problemi dell’immigrazione che non intraprende i percorsi di integrazione.
Questione che mette a nudo un problema profondo della Francia da molto tempo e che solo in questi anni è emerso. Ovvero il fatto che dietro l’ideologia della Francia come terra d’asilo, come luogo dell'ospitalità e della ricezione dello straniero perseguitato, si celi l’ideologia profonda della «società chiusa» che non accetta ipotesi di ibridazione, di multiculturalità.
Un aspetto che esige confronto sul terreno della laicità, spesso affrontata con uno spirito non laico. Anzi, assunta come vera e propria «religione politica».
 

Questione che col flusso crescente degli ucraini, certamente è destinata a farsi ancora più urgente, perché metterà in contrapposizione la solidarietà verso i nuovi profughi e una parte di società che si sentirà trascurata in nome della propria non reducibilità alla “civiltà europea”.
La crisi è destinata ad approfondirsi.

Gli altri passati di letture

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente