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Pesci piccoli di Alessandro Robecchi

Quanti pesci piccoli servono per nutrire il pesce più grande? E dove vanno a finire gli scarti?

Il prezzo da pagare per alimentare l’immagine di metropoli italiana (capitale dei soldi, albero della cuccagna delle opportunità eccetera) sono i rimasugli, la schiuma, la fanghiglia che si accalca alle periferie della grande città cattiva.

Sono i miseri e i furfanti, piccoli ladruncoli, immigrati, anziani, operai e simili che si alzano alle cinque del mattino per fare un lavoro che a malapena gli consente di arrivare a fine mese. L’altra faccia di una Milano “efficiente, moderna e luccicante”.

Pesci piccoli
Pesci piccoli Di Alessandro Robecchi;

Capita a Carlo Monterossi di trovarsi impelagato in faccende diverse, per via della sua doppia vita. Da un lato ha fatto i soldi come autore televisivo con un programma senza pudore e dalla lacrima facile, Crazy Love. Dall'altro, quasi per emendarsi, si adopera per risolvere casi umano-criminali, insieme agli amici detective della Sistemi Integrati, Oscar Falcone e Agatina Cirrielli.

La cosa suonava sordida, ma anche normale in modo deprimente. La signora, su di sopra, col marito a letto da due anni, campava non si sa come, un po’ come tanti lì dentro, sei piani di loculi messi male, freddi d’inverno, caldi d’estate, pieni di vecchi, servono un sacco di perdenti per tenere vivo il mito della città vincente.

Carlo Monterossi, che ritroviamo in una nuova avventura dal titolo Pesci piccoli, convive ormai da un po’ – sono passati undici volumi – con questa sensazione di sporcizia. Lo sappiamo, il protagonista di Alessandro Robecchi, che abbiamo conosciuto nella serie Sellerio, fatica a far tacere la vocina che gli dice che è facile fare i Robin Hood della situazione quando vivi nel tuo loft al centro di Milano, con domestica, gin di alta qualità e tutte le tecnologie del caso. E a peggiorare la situazione c’è che la sua fonte di guadagno principale è il più becero-trash-umanamente scadente-senza pudore-strappa lacrime programma televisivo Crazy Love, che con le chiacchiere ti abbassa il QI mentre con i moralismi ti strappa l’anima.

Questa volta si tratta di fare un servizio su una croce che si illumina per miracolo, nella parrocchia di un ex prete belloccio, a Zelo Surrigone; ad accompagnare questo finto Ridge italiano c’è l’ex pornostar Santina Gloryhole, ora redente suora. Il cinismo di Carlo Monterossi lo mette in guardia sulla veridicità del miracolo, e la richiesta di soldi ai parrocchiani tramite iban fa il resto del lavoro. Ovviamente Flora De Pisis, la regina di cuori a capo della grande fabbrica della merda che altro non è la redazione di Crazy Love, non sentirà ragioni: il servizio sulla croce illuminata si farà e dovrà essere un successo.

Per emendare il suo senso di colpa, il nostro protagonista fa anche l’investigatore a tempo perso. La Sistemi Integrati che Carlo porta avanti con Oscar Falcone e Agatina Cirrielli è stata contattata per uno strano furto avvenuto in una grande azienda di infrastrutture: i soldi, la chiavetta e il piano di costruzione di una nuova diga in Kenya sono spariti all’improvviso.

Ancora una volta Monterossi ci intrattiene con un intreccio complesso dove personaggi nuovi e vecchi faranno la loro parte. La scrittura ironica di Robecchi sdrammatizza il sottotesto assai misero e poco luminoso, tanto dell’ambiente televisivo, da cui proviene anche l’autore, quanto della realtà aziendale su cui la Sistemi Integrati indaga, portando alla luce storie di ricatto, droga e molto altro.

E mentre i pesci grandi sguazzano liberi di evadere e corrompere, intoccabili nelle loro scrivanie ai piani alti, i poliziotti Ghezzi e Carella rimestano nel fango della piccola delinquenza; con le mani legate dalla burocrazia, inseguono ladruncoli e mascalzoni che nel tentativo di sopravvivere sprofondano ancora di più negli abissi della città cattiva.

«Così prendiamo gli sfigati e non arriviamo ai pesci grossi, capo, la solita storia». «Hai ragione, Carella, ma i pesci non sono mai abbastanza grossi per te. Se troviamo chi rifornisce quelli lì tu vorrai aspettare e trovare chi rifornisce il grossista, non se ne esce, e io non posso far finta di non sapere che là dentro vivono quattro spacciatori che fanno il cazzo che vogliono».

Il nuovo capitolo di Alessandro Robecchi non delude le aspettative. Pesci piccoli è un libro divertente, intrigante, un po’ noir, ma anche una storia di riscatto e conquista che ci intrappolerà nella sua rete. Diviso com’è tra ciò che è giusto e ciò che conviene, il protagonista Carlo Monterossi conquista e fa ridere col suo sguardo beffardo e un po’ scettico.

Ne consigliamo la lettura sorseggiando un buon whisky, con Bob Dylan in sottofondo.

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