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Wall of eyes dei The Smile

Wall of Eyes, il secondo album del gruppo formato da Thom Yorke e Jonny Greenwood insieme al batterista e percussionista Tom Skinner, non è prodotto, come il precedente A Light for Attracting Attention, da Nigel Godrich - storico collaboratore dei Radiohead e del suo frontman, appunto - ma da Sam Petts-Davies. 

Quest'ultimo aveva già lavorato da ingegnere del suono per due singoli dei Radiohead e per il loro nono album A Moon Shaped Pool (2016), oltre ad aver co-prodotto e mixato la colonna sonora del film di Luca Guadagnino del 2018 Suspiria, composta proprio da Yorke. Ma questi due ultimi lavori hanno un altro denominatore comune con Wall of Eyes, ossia la presenza della London Contemporary Orchestra, che qui ha curato gli arrangiamenti per gli archi, presenti sin dal brano di apertura animato da una chitarra acustica, la title-track, uno dei tre singoli che ha anticipato l’uscita del disco.
Lo stesso pezzo che ha inaugurato la collaborazione della band con Paul Thomas Anderson, anche lui già all’opera per i Radiohead all'epoca di
A Moon Shaped Pool: per Wall Of Eyes il regista californiano ha realizzato un suggestivo videoclip in bianco e nero sporcato da qualche “flash” colorato.  

Wall Of Eyes
Wall Of Eyes Di Smile

Questo secondo album firmato The Smile ha atmosfere sonore più leggiadre rispetto al primo ma è altrettanto intenso, assolutamente coinvolgente

Rispetto al primo album, in Wall of Eyes le influenze afrobeat portate in dote da Skinner grazie ai suoi trascorsi nel gruppo jazz che ha fondato, i Sons Of Kemet – e presenti, per esempio, in The Opposite e The Smoke - o l’esplosività di pezzi come You Will Never Work in Television Again e Thin Thing, sono scomparse o quasi per lasciare spazio alle atmosfere più riflessive, comprovate dalla maggiore rilevanza degli archi.
In questo senso l’apoteosi è rappresentata dal primo singolo che ha anticipato il disco,
Bending Hectic, che descrivendo una pericolosa manovra in auto su una strada montana italiana, vuole raccontare altro, di ben più grande, e lo confermano versi come "Se hai qualcosa da dire, dilla ora"… otto minuti in cui l’intimismo dei primi 2/3 del brano si contrappone a un finale prima vertiginoso - da colonna sonora di film horror - e poi rumoroso, quasi stridente.
E anche nella prima parte del disco, l’atmosfera di soave sofferenza di
Teleharmonic – in cui non ci sono gli archi ma, verso il finale, in sottofondo appare un flauto - è complementare a versi di sostanza come "Seppelliscimi nella via d'uscita, nel passato". Tutte sensazioni rafforzate, in chi ascolta, dal cantato leggero ma allo stesso tempo profondo di Thom Yorke. 

Registrato in parte a Oxford, in parte a Londra agli Abbey Road Studios, questo secondo album firmato The Smile, in generale - ed escludendo giusto alcune parti nervose di Under Our Pillows e, soprattutto, di Read The Room - ha atmosfere sonore più leggiadre rispetto al primo ma è altrettanto intenso, assolutamente coinvolgente.
E senza alcun dubbio è rilevante in egual misura perché ci si può già sbilanciare dicendo che, nonostante sia stato pubblicato a gennaio, si tratta di uno di quei dischi che finirà in molte delle più autorevoli classifiche che riepilogheranno le migliori uscite del 2024.
 

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