Arrivi e partenze

Edoardo Albinati e l'insostenibile pesantezza della retorica

Illustrazione di Laura Bornea, 2021

Illustrazione di Laura Bornea, 2021

Non voglio condannare l'enfasi, perché talvolta per comunicare un sentimento occorre forzare un po'... però direi che il nostro Paese sia proprio malato di questo abuso continuo di retorica

Domanda: che differenza c’è fra una stagione di retorica e una stagione all’inferno?

A leggere l’ultimo libro di Edoardo Albinati, Velo pietoso (il cui sottotitolo molto opportunamente denuncia la “stagione di retorica” di cui sopra) si potrebbe essere tentati di rispondere: non c’è alcuna differenza. Già, perché se la retorica è termometro dei tempi, quelli in cui viviamo sono tempi davvero infernali, in verità.

Ma cos’è, esattamente, la retorica contro la quale Albinati punta l’indice?

Non è certo l’arte di padroneggiare il discorso, con la capacità espressiva che questo comporta. È piuttosto l’inclinazione a trasformare in una melassa sentimentale qualsiasi momento comunicativo che dovrebbe essere invece informato da asciuttezza e precisione, come ad esempio accade nelle campagne di pubblicità progresso, in mille trasmissioni televisive, sui social network, perfino nella segnaletica stradale!

In altri paesi, se una legge dice che bisogna legare i propri figli al seggiolino, mentre si va in automobile, sui cartelli a LED che si leggono in autostrada c’è scritto "allacciate le cinture al seggiolino", e basta. In Italia, invece, coi LED viene scritto "Un capriccio non vale la vita"... una cosa poetica… ma perché non invitare semplicemente ad allacciare le cinture?

Vero: perché far leva sui sentimenti, quando tutto quel che servirebbe, in alcuni casi, è ricordare come ci siano delle leggi e dei contratti, a regolare i rapporti fra i cittadini e le istituzioni? 

L’esercizio cui si è dunque sottoposto Albinati è difficile, e dobbiamo essergli grati per l’operazione da “artificiere della lingua” cui si è prestato in vece nostra: disinnescare alcune sbrodolate che inquinano prima di tutto il modo di pensare, se è vero com’è vero che “Le parole sono importanti! Chi parla male, pensa male e vive male”, e non ce ne vorrà Nanni Moretti se ci permettiamo di citare il suo Palombella rossa, altro momento importante di decisa avversione alla retorica.

Insomma, il libello che Albinati compone come un “Blob” di parole è agile nella mole ma importante nei contenuti, assolvendo a una duplice funzione di repertorio dei luoghi comuni alla “Bouvard e Pécuchet” e di antidoto a un veleno che s’insinua sottilmente, un poco alla volta, anche nelle intelligenze più vigili.
E così, forse, impareremo meglio a non soprassedere. Non passare oltre.
Non stendere – mai – veli pietosi.

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