“Ho iniziato a scrivere questo romanzo durante il primo lockdown” ci confida Ermal Meta una volta spenta la videocamera “Non riuscivo a scrivere musica, forse perché quando scrivi una canzone hai sempre la stupida speranza che possa essere utile a qualcuno. Ho deciso di rispettare quel silenzio che c’era intorno a me, e dentro di me, e allora ho scritto questa storia”.
Il romanzo di esordio di uno dei più grandi e apprezzati cantautori di oggi. Una galleria di personaggi indimenticabili, su tutti la storia straordinaria indimenticabile di un ragazzo, Kajan, nel cuore dei conflitti del Novecento che drammaticamente somiglia a quanto stiamo vedendo e vivendo anche oggi.
Nasce così Domani e per sempre, l’esordio letterario del cantautore Ermal Meta, che dopo essersi fatto notare a Sanremo Giovani 2015 con la canzone Odio le favole, ha ottenuto un successo sempre più unanime come cantante solista e autore per altri artisti del calibro di Emma e Marco Mengoni. Nel 2019, ha trionfato a Sanremo in coppia con Fabrizio Moro con Non mi avete fatto niente, canzone percorsa da una forte vena pacifista scritta in occasione dell’attentato di Manchester.
Il tema della non-violenza emerge con forza anche nel primo libro del cantautore, recentemente edito da La Nave di Teseo: Domani e per sempre non è soltanto un romanzo di formazione, ma è mosso anche dall’ambizioso intento di tratteggiare un affresco dell’Albania del secondo Novecento.
Si tratta di un periodo cruciale, perché dopo la fine della Seconda guerra mondiale – quando tutto il mondo tira finalmente un sospiro di sollievo– l'Albania esce da un incubo per piombare poi in un altro assai peggiore. L'intenzione che c'è dietro a questo romanzo è quella di raccontare la storia di un popolo attraverso il viaggio di una sola persona
Il lettore si trova infatti a seguire Kajan: il protagonista di Domani e per sempre nel corso del romanzo imparerà ad amare, odiare, crescere e sbagliare sullo sfondo di un paese vessato da un “regime sanguinario e asfittico”, ma all’inizio del libro non è che un dolce ragazzino con una forte passione per la musica, che costituisce tra l’altro uno dei grandi leitmotiv.
“La musica è un linguaggio universale: nel momento in cui si inizia a suonare insieme una canzone i battiti cardiaci si sincronizzano. Penso davvero che la musica mi abbia salvato, permettendomi di esprimere quello che altrimenti non avrei potuto esprimere. È stata la mia prima forma di terapia: abbiamo tutti delle piccole cicatrici che tentiamo di sigillare, in un modo o nell'altro. Io ho provato a farlo con la musica, che mi ha dato uno scopo, mi ha dato una visione… insomma, mi ha dato un sogno”.
Se la musica fosse una principessa del 1600, io sarei uno schiavo ai suoi piedi, che manco la guarda negli occhi, ma è lì per lei
Nel romanzo, il rapporto di Kajan con la musica cambia quando per la prima volta capisce cosa significhi amare, quindi sul finire della nostra intervista cogliamo l’occasione per domandare a Ermal Meta se anche il suo modo di scrivere canzoni cambia quando è innamorato.
“Forse qualcuno direbbe che si è più profondi, quando si è innamorati, ma non so se è esattamente così... L’importante è conoscere le coordinate dell’amore, non viverlo o meno in un determinato momento,” riflette il cantautore. “Una mia cara amica mi dice che io sono bravo a descrivere l'amore perché in fin dei conti non sono mai stato bravo a viverlo. Anche perché l’amore è un gran casino: è meglio viverlo che cercare di capirlo”.
Qui potete leggere la recensione del libro a cura della nostra redazione.
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