Arrivi e partenze

Stati Disuniti d'America. Federico Rampini racconta un paese in guerra con sé stesso

La sigla delle interviste "Il profumo delle pagine" è cantata da Laura Salvi - compositore Marco Zoppi

La sigla delle interviste "Il profumo delle pagine" è cantata da Laura Salvi - compositore Marco Zoppi

Anziché una società multietnica, l'America è una società etnica: nel senso che quello che dall'esterno può apparire come un incredibile esempio di integrazione, in realtà sono tanti villaggi. C'è una è una una sorta di "balcanizzazione" perché la nostra vita di americani spesso si svolge prevalentemente all'interno di comunità etniche

Federico Rampini

Federico Rampini è un preziosissimo insider nelle faccende d'oltreoceano.
Faccende che ovviamente ci riguardano tutti da vicino: perché sebbene l'influenza che gli Stati Uniti esercitano sul resto del mondo sia oggi tenuta a misurarsi con altre, gigantesche forze che spirano da oriente, "il secolo americano" non si è ancora concluso del tutto, e avere qualche anticipazione sugli assetti che da quella supremazia in declino potrebbero emergere è un'occasione da non sprecare. 

Così, quando Rampini dà alle stampe un libro come il suo ultimo America. Viaggio alla riscoperta di un paese (qui la nostra recensione al libro edito da Solferino), è forte la tentazione di incontrarlo per fargli qualche domanda sulle tante informazioni contenute nel libro. Ma attenzione: Rampini è chiarissimo nel denunciare come le lenti di cui ci serviamo di qua dall'Atlantico, per guardare e interpretare ciò di cui leggiamo sui quotidiani tutti i giorni, siano portate a deformare l'immagine di un paese che oggi ne contiene almeno due. In vertiginosa rotta di collisione

America. Viaggio alla riscoperta di un Paese

Federico Rampini compie uno slalom fra le contraddizioni, un'operazione di pulizia dai preconcetti, e ci regala una guida di viaggio in senso letterale: perché si può comprendere l'America solo vivendola e guardando dietro le apparenze. Per intuire magari dove andrà a finire.

Ascoltiamo l'autore: "L'america è un continente enorme e quindi contiene delle diversità superiori alla diversità dell'europa. Ci sono più varietà di situazioni in America delle differenze che ci sono - per esempio - tra Sicilia e Svezia. Ci sono delle zone d'america che bisogna attraversare a cavallo, perché il modo migliore per capire anche l'immensità della natura. Poi ci sono le zone dove in fondo c'è la spiegazione vera del fenomeno Trump e del populismo americano, cioè il midwest, dove la classe operaia è stata sventrata da un capitalismo feroce che è il capitalismo delle due coste cioè il capitalismo digitale della California - con Apple che ha esternalizzato tutta la produzione in Cina - e il capitalismo finanziario di New York con Goldmann Sachs che ha fatto affari d'oro in Cina. Se uno vuole capire anche l'America profonda che vota a destra, deve capire questo ribaltamento di rappresentanza politica: i democratici, la cosiddetta sinistra, non rappresenta più una classe operaia: rappresenta l'establishment. Mentre i repubblicani sono diventati il partito delle classi lavoratrici. Per questo l'america di mezzo va frequentata. Per uscire dalle rappresentazioni caricaturali"

La fly over country - "contea sulla quale sorvolare" - è quindi al centro dell'indagine compiuta da un autentico knickerbocker d'adozione qual è Rampini. Ma non c'è modo di capire davvero l'America - ammonisce il nostro - se non pagandovi le tasse, partecipando a riunioni di condominio, facendo parte delle giurie popolari, sperimentando su di sé il sistema sanitario con le sue contraddizioni...

Insomma, non appaltando a film, fumetti e libri ciò che crediamo di sapere sull'America, ma vivendone le quotidiane contraddizioni e i punti di forza di quel che ancora si configura per certi aspetti, come un gigantesco esperimento sociale, politico, economico e culturale.

Sono tante le cose su cui bisogna fare pulizia: io credo di essere titolato a farlo perché sono uno che in America ci vive da 22 anni, ha preso la cittadinanza americana (senza mai rinunciare a quella italiana). Credo che dell'America, per parlarne a ragion veduta, bisogna avere sperimentato proprio tutto

Federico Rampini

Oggi Rampini ci consegna il nuovo tassello di un mosaico che va componendo da anni, libro dopo libro: e il documento che abbiamo fra le mani con America. Viaggio alla riscoperta di un paese, è un libro al quale tornare ogni volta che ci sentiamo perplessi o smarriti di fronte alle notizie che arrivano dalla corn belt, dai centri in rivolta di un paese che oggi stentiamo a riconoscere, fra grandi arretramenti sul piano dei diritti civili e un'epidemia apparentemente incontrollabile di violenza dovuta alla libera circolazione delle armi. 
Soprattutto gli europei progressisti e liberali, convinti in cuor proprio che la "vera" America sia quella che hanno imparato ad amare attraverso i film di Woody Allen o i libri di Philip Roth, farebbero bene ad allargare lo sguardo sulle "due americhe" di cui Rampini racconta nel libro, senza pregiudizi. In palio c'è la possibilità concreta di ottenere un'immagine più ampia, articolata e dinamica di un paese che - nonostante tutto - non smette di muoversi e propagare onde lungo la dorsale di un mondo che sta cambiando.
Onde destinate ad arrivare, inesorabilmente, anche a casa nostra.

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Scrittore e giornalista italiano, ha iniziato la sua attività giornalistica nel 1977 a «Città futura», settimanale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), di cui era segretario generale Massimo D'Alema; dal 1979 scrive per «Rinascita», giornale che deve abbandonare nel 1982 dopo avervi pubblicato un'inchiesta sulla corruzione in seno al PCI. In seguito è stato prima vicedirettore de «Il Sole 24 Ore» poi capo della redazione milanese ed in seguito inviato del quotidiano «La Repubblica» a Parigi, Bruxelles e San Francisco. Come corrispondente ha raccontato dapprima le vicende della Silicon Valley; ha lasciato poi gli Stati Uniti per aprire l'ufficio di corrispondenza di Pechino. Ha insegnato alle Università di Berkeley, Shanghai e al Master della Bocconi. Nel 2005 ha vinto il Premio Luigi Barzini per il giornalismo, nel 2006 il Premio Saint Vincent. È autore di numerosi saggi, la maggior parte dei quali editi da Mondadori, tra cui: Il secolo cinese (2005), L'impero di Cindia (2006), Alla mia sinistra (2012), Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo (2012), La via maestra con il Presidente Giorgio Napolitano (2013), Banchieri (2013), La trappola dell'austerity (Laterza 2014), Rete padrona Amazon, Apple, Google & co (Feltrinelli 2014), All You Need Is Love (2014, da cui ha tratto uno spettacolo teatrale), L'età del caos (2015), Il tradimento (2016), Le linee rosse (2017), La seconda Guerra fredda (2019). e Fermare Pechino. Capire la Cina per salvare l'Occidente (2021), La speranza africana (2023). Nel 2024 esce per Solferino, Il nuovo impero arabo.

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