Arrivi e partenze

La cura per il cancro passa anche dal cuore, secondo Paolo Veronesi

Illustrazione di Laura Bornea, 2021 - la sigla delle interviste "Il profumo delle pagine" è cantata da Laura Salvi - compositore Marco Zoppi

Illustrazione di Laura Bornea, 2021 - la sigla delle interviste "Il profumo delle pagine" è cantata da Laura Salvi - compositore Marco Zoppi

Il rapporto di fiducia fra medico e paziente è essenziale, anche per ottenere risultati migliori in seguito alla terapia: se si ha fiducia nel medico si seguiranno meglio i trattamenti proposti, e si guarirà meglio

Il 4 febbraio si celebra la giornata mondiale della lotta contro il cancro, ricorrenza che ogni anno intende ricordarci quanto sia importante fare prevenzione e mantenere uno stile di vita sano e attivo nel tentativo di scongiurare l’insorgere della malattia.

Ma cosa fare dopo aver ricevuto una diagnosi di cancro?
Grazie ai progressi della medicina e la competenza e l’empatia del personale ospedaliero, le prospettive di vita si sono allungate e le terapie si sono fatte meno invasive e più efficaci. Ce lo conferma l’esperienza del professor Paolo Veronesi, che sulle spalle porta il peso di un cognome che da anni è sinonimo di competenza e cura del paziente.

Raccogliendo il testimone dal padre Umberto (“mi ha insegnato tutto”), Paolo Veronesi ha scelto di dedicare la propria vita a battersi a fianco di migliaia di donne con diagnosi di tumore al seno.
E forse la lezione più importante l’ha appresa proprio da loro: “Ho operato più di ottomila pazienti e le considero ottomila pezzi di me. Mi hanno insegnato più di quanto qualsiasi chirurgo oncologo possa imparare all'università o in sala operatoria”

Nel libro La vittoria sul cancro. Dalla parte delle donne: tutte le cure per battere il tumore al seno, il professor Paolo Veronesi fa confluire tutta la propria esperienza come medico chirurgo, ma il saggio è lungi dall’essere freddo, impersonale o eccessivamente tecnico. L’intento è fin dalle prime pagine quello divulgativo, tanto che il professore non si limita a tracciare una panoramica delle attuali terapie a disposizione, ma delinea punto per punto un’utile guida pratica per chiunque si trovi affetto da questa malattia.

Come interpretare un referto medico? Quali controlli è bene prenotare? A quali specialisti dovremmo rivolgerci? Il professor Paolo Veronesi risponde a queste e altre domande, deciso a trasmettere un messaggio di speranza: “Perché il tumore al seno si deve combattere e si può vincere. Guarire non è destinato a poche fortunate. Non più.”

La vittoria sul cancro. Dalla parte delle donne: tutte le cure per battere il tumore al seno

Con un linguaggio accessibile a tutti e carico di gentilezza e di umanità, il senologo più noto d'Italia fornisce dei consigli per superare le difficoltà che una paziente oncologica può incontrare, come il tipo di attività fisica o l'alimentazione durante le cure. Commovente il ricordo che affiora in più parti del padre Umberto, il grande medico con cui Paolo Veronesi ha lavorato a lungo.

L’intervista

Buongiorno, professor Paolo Veronesi. Il suo libro è stato definito nei termini di una guida “affettuosa”: quanto è importante l'aspetto relazionale nel rapporto fra medico e paziente oncologico?

È essenziale stabilire un rapporto di fiducia e di affetto con i propri pazienti. Io difficilmente riesco a non affezionarmi alle mie pazienti dopo che averle sentite raccontare la propria storia e il proprio vissuto, perché in loro ritrovo una forza e un coraggio veramente eccezionali. Inoltre, è bene ricordare che il rapporto di fiducia fra medico e paziente è essenziale anche per ottenere risultati migliori in seguito alla terapia, perché se c'è fiducia nel medico ovviamente si seguiranno con più attenzione i trattamenti proposti, e si guarirà meglio.

Guarire senza però cancellare ciò che è successo. Non a caso uno dei capitoli del libro è dedicato allo kintsugi, l'arte giapponese di riparare le ceramiche crepate lasciando visibile la linea di rottura…

Quello delle cicatrici è un argomento interessante, perché noi medici cerchiamo di fare in modo che siano il meno visibili possibile per garantire il massimo dell'integrità fisica della donna, ma secondo me è importante avere un piccolo segno sul corpo, perché fa parte del nostro vissuto. Quella cicatrice è la testimonianza di un passaggio importante, un po’ come possono esserlo le cicatrici di guerra per un soldato. Quello della malattia è un momento della vita che non deve essere dimenticato completamente, ma deve essere vissuto e superato: non è detto che sia sempre un’esperienza negativa, seppur sicuramente molto dolorosa. Vedo tante donne che alla fine sono cambiate in meglio, perché questa esperienza ha dato loro una grande forza. E la cicatrice è lì a testimoniarlo.

Gli ultimi vent'anni hanno potenziato le chemioterapie rendendo negli effetti collaterali meno pesanti: quanto ancora possiamo pensare di progredire lungo questa strada di ottimizzazione costi-benefici?

Credo che sulle chemioterapie tradizionali siamo un po' arrivati al capolinea: sono terapie che sono state importantissime e che negli ultimi cinquant’anni anni hanno dato una svolta all'oncologia, ma oggi possiamo andare oltre. Ad esempio, ricorrendo agli anticorpi, che coniugati con i chemioterapici sostituiranno probabilmente nel giro di qualche anno le chemioterapie tradizionali: le molecole legate all'anticorpo entreranno nella cellula e rilasceranno il chemioterapico solo dove serve, ovvero solo nel tumore, evitando verosimilmente tutti gli effetti collaterali legati alle chemioterapie tradizionali.

E quale pensa possa essere una stima attendibile di tempi rispetto all'orizzonte che ci prospetta?

In questi ultimi anni c'è una rapidissima progressione della ricerca in campo oncologico. Dopo anni di piccoli passi, ad oggi non si riesce a stare dietro alle novità in campo medico: ogni settimana escono nuovi farmaci e si è assistito a un'accelerazione impressionante che nel giro di quattro o cinque anni probabilmente cambierà in toto l'orizzonte di molte malattie.

Un orizzonte che potrebbe anche essere quello della cronicizzazione…

Il cancro già entrato a far parte del nostro orizzonte culturale, perché molte patologie oncologiche oggi si possono cronicizzare: è il caso del tumore della mammella metastatico, che un tempo lasciava poche speranze di vita mentre oggi può avere delle sopravvivenze molto lunghe, se trattato con farmaci adeguati. Ma credo che l'obiettivo prossimo futuro sia anche cercare la guarigione della malattia metastatica: sembrava impossibile anche solo parlarne e invece oggi con le terapie biologiche adeguate siamo riusciti a renderlo realtà, per alcuni tipi di tumori. L'obiettivo potrebbe essere proprio l'eradicazione completa della malattia, come avviene ad esempio per le malattie ematologiche come i linfomi, che pur essendo diffusi in tutto il corpo molto spesso si guariscono completamente. Il fine ultimo è di raggiungere lo stesso risultato anche per i tumori solidi.

Si dice spesso che prevenire è la miglior cura: cosa consiglia di fare per tenerci in salute?

Sicuramente una dieta adeguata è alla base di una vita di una vita sana. Nel nostro Paese siamo fortunati perché l'Italia è la culla della dieta mediterranea, ricca di vegetali, povera di grassi animali e basata sul consumo di olio d’oliva. È una dieta che fa bene e si è dimostrato che consente di vivere più a lungo rispetto alle diete diffuse negli altri paesi.

Poi è importante tenere d’occhio anche la quantità di cibo, ovvero il suo apporto calorico, riducendo un po' le calorie in maniera costante. Mantenere il proprio peso forma aiuta a vivere meglio e riduce anche il rischio di sviluppare patologie oncologiche che legate al sovrappeso, all'obesità e a una vita sedentaria.

Basta una camminata veloce di mezz'ora un'ora al giorno: è dimostrato che fare movimento fisico con costanza non soltanto riduce il rischio di insorgenza di tumori, in particolare della mammella, ma addirittura scongiura le recidive nelle pazienti già operate per questo tumore. In conclusione, l’attività fisica, unita alla dieta adeguata, è basilare.

La sua storia umana e professionale naturalmente si lega a quella di suo padre, Umberto Veronesi. Qual è stata la lezione più importante che le ha insegnato?

Mio papà mi ha insegnato moltissimo, a partire dagli aspetti più tecnici. Ho lavorato con lui per una vita e mi ha insegnato come fare il medico, come visitare le pazienti, come guardare gli esami... ma al di là di questo ciò che ho sempre ammirato in lui sono due qualità: l'onestà intellettuale e la coerenza. In tutta la sua vita, papà non ha mai cambiato idea. È sempre stato molto coerente con ciò che pensava. Trovo che sia un valore unico. Cerco nel mio piccolo di seguire il suo esempio sul lavoro, anche restando fedele a certi principi su cui non si può prescindere.

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