Martedì 18 gennaio
Il reverendo King, pastore della chiesa battista di Montgomery, Alabama, campione dei dritti civili e del diritto al voto per i neri d’America, premio Nobel per la pace nel 1964 per avere raggiunto i suoi obiettivi con la pratica della non violenza, assassinato a Memphis, Tennessee nel 1968, era nato il 15 gennaio 1929. Dal 1987 il lunedì più vicino alla sua data di nascita è dichiarato festività nazionale a livello federale; gli uffici pubblici e le scuole sono chiusi, Wall Street è chiusa, le banche e le poste sono chiuse, le televisioni trasmettono programmi per celebrarlo, ci sono funzioni religiose e riunioni politiche. MLK è in genere ricordato per il suo discorso a Washington “I have a dream” che si impara nelle scuole di mezzo mondo ed è diventato un espediente retorico dei discorsi pubblici. Non c’è nessun uomo pubblico che non lo citi.
Ma lo scarto tra sogno e realtà è oggi di drammatica attualità, negli Stati Uniti, perché ad opera del Partito Repubblicano è in atto un tentativo generalizzato di ridurre il diritto di voto degli afroamericani. Il motivo è semplice: gli afroamericani, il 12 per cento della popolazione, votano al 90 per cento per il partito democratico e quindi è necessario – per i repubblicani - far sì che non vadano a votare: rendendo difficile mettere una scheda nell’urna, intimidendo, approvando stato per stato leggi che rimandano ai periodi più bui della storia degli Usa.
Il presidente Biden ha fatto un punto d’onore di passare una legge che garantisca a tutti il diritto reale di voto, ma ha trovato un’inaspettata e apparentemente inspiegabile opposizione da parte di due senatori democratici. Questi due voti impediscono attualmente alla legge di essere votata dal Senato e di entrare in vigore, ed è uno smacco colossale per Biden. Le speranze che la legge passi sono a questo punto molto poche e la richiesta fatta a Biden dal suo stesso partito è che accetti una mediazione.
È per questo che aveva “un sapore di Storia”, la manifestazione che ieri, sotto un freddo intenso, si è svolta a Washington, guidata da figli, nipoti e vecchi compagni di lotta di Martin Luther King. Non molti, alcune centinaia, hanno chiesto di non mollare, ricordando che anche il loro eroe, nei tempi più duri, era circondato da persone che gli sussurravano “molla”, media, rimanda.
Ma che lui non lo fece: in nome di un principio o - se volete - di un dream.
Le altre notizie del giorno
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Martin Luther King. Parole che restano
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente