Un presidente amico di Putin?

Mercoledì 26 gennaio

Vivendo dall’altra parte del mondo e con fuso orario diverso, chiedo scusa se arrivo sfocato e stonato sulle vicende quirinalizie italiane. E con brutti pensieri.

Ma ho sott’occhi la prima pagina del New York Times.
La testata riporta come Biden stia promettendo all’Europa che l’America si farà carico di garantire la fornitura di gas che attualmente la Russia ci fornisce, se solo l’Europa non cederà alla prepotenza di Putin in Ucraina. E che Biden ha parlato con Draghi. E che l’emiro del Qatar, da cui dipenderebbero le nostre forniture, è stato ricevuto (cosa piuttosto rara) alla Casa Bianca. E che l’Arabia Saudita ha lanciato un’offensiva mostruosa (con armi che, in parte, forniamo noi) contro lo Yemen, che è parte essenziale in tutta questa storia.
E che le borse, naturalmente, cominciano a cedere. E, in sostanza, che tutti i nostri bei piani economici, di transizione ecologica… forse non sono così sicuri per sempre.  

E poi guardo alle trattative in corso a Roma, che decideranno del nostro futuro e osservo che dei tre kingmaker, uno – quello attualmente indisposto – era molto amico di Putin; un altro, il leader della Lega Salvini, quello che voleva i “pieni poteri”, era stato apertamente denunciato da Conte, allora presidente del Consiglio, in una indimenticabile seduta al Senato nel pieno agosto 2019, come un agente di Putin; e un terzo, Matteo Renzi, è stipendiato dall’Arabia Saudita per “consulenze”. Quanto poi alla pletora di parlamentari eletti dal comico Beppe Grillo, oggi in disuso, tutti dicono che non aspettino altro che vendersi al miglior offerente. “Venga Franza, venga Spagna, purché se magna”, si diceva una volta.
E naturalmente, ben venga anche Putin.

“Morire per Danzica?” si dubitava nel 1939. “Morire per Kiev?” Ma quando mai! Anno 2022.

E mi chiedo, ingenuamente, se la nostra piccola Italia si renda conto di stare vivendo un passaggio un po’ troppo pericoloso, senza neanche rendersene conto.