Bassa marea

Gli acquerelli di Hitler e il reality show

È legittimo separare l’arte dall’artista? Un reality show televisivo inglese cerca di rispondere a questo eterno dilemma con un’iniziativa controversa: esibire opere dei personaggi più nefasti della storia e poi chiedere al pubblico se vadano preservate o sia meglio distruggerle.
Se prevale il secondo caso, il presentatore dello show provvede immediatamente a bruciarle in diretta. Ad attirare la morbosa curiosità degli spettatori è una delle opere in questione: un quadro dipinto da Adolf Hitler, che da giovane si dilettava con tele e pennelli, prima di dedicarsi a dittatura, guerre e sterminio di massa.

Il quesito di partenza è legittimo ed è stato riproposto più volte nel corso del tempo.
Si può amare Viaggio al termine della notte, il capolavoro di Louis-Ferdinand Céline, nonostante l’antisemitismo dichiarato e le simpatie per il nazismo espressi dal grande scrittore francese? Oppure, per venire ai giorni nostri, si possono continuare a guardare i film di Kevin Spacey, mentre l’attore è sotto processo per abusi sessuali, denunciato da una mezza dozzina di giovani uomini? Lo stesso si può dire delle pellicole prodotte da Harvey Weinstein, il produttore hollywoodiano in carcere per stupri seriali; oppure, per chi crede alle accuse di molestie a dispetto delle assoluzioni giudiziarie, per i film di Woody Allen.

Ognuno può pensarla come vuole, sebbene sarebbe giusto distinguere tra accuse smentite dai tribunali, incriminazioni in attesa di una sentenza e condanne definitive. Una polemica a parte, fuori dai confini dell’arte, infuria su statisti, condottieri o benefattori del passato, che si macchiarono di colonialismo e schiavismo: è lecito giudicarli con il metro di oggi, simboleggiato dal movimento Black Lives Matter, abbattendo le statue che li ritraggono e togliendo il loro nome da università e monumenti?

Ma su Hitler, francamente, la domanda posta dal reality show inglese non tiene.
Dal punto di vista artistico, i suoi quadri non valgono niente: se fossero firmati da un anonimo dilettante, nemmeno un rigattiere li comprerebbe. L’unico interesse che suscitano è determinato dal fatto che a dipingerli sia stato l’autore dell’Olocausto. Bruciarli o meno, crea soltanto pubblicità a un mostro. Sebbene sarebbe stato preferibile che Hitler si limitasse a dipingere per tutta la vita, anziché mettere in scena l’Olocausto, il più terribile horror show di tutti i tempi.

Viaggio al termine della notte
Viaggio al termine della notte Di Louis-Ferdinand Céline;

Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del Novecento: è in realtà un'opera potentemente comica, esilarante, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell'incubo.

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