Diario di bordo

Il cronometro della morte

Lunedì 30 maggio

Ci sono voluti settantotto minuti perché la polizia di Uvalde entrasse nell’aula 112.
In quel tempo – lunghissimo, assurdo, scandito da telefonate di aiuto al 911 e da post della scuola che invitata i genitori a stare tranquilli – un ragazzo di diciotto anni ha avuto modo di lavorare con tutta calma, come un vero professionista. Sparare cento proiettili, uccidere 19 bambini, due adulti e ferire altre 15 persone. 78 minuti in cui i genitori dei bambini, radunati davanti alla scuola, venivano rudemente tenuti a bada dai poliziotti. La polizia del Texas ammette “l’errore”, il ministro di giustizia ha promesso una severa inchiesta.
Credete che arriverà a qualcosa? Siamo seri.

Due anni fa, ad un angolo di strada di Minneapolis, nel Minnesota, una squadra di quattro poliziotti immobilizzò con le manette un uomo di colore, George Floyd, fermato per futili motivi. Per essere sicuro che Floyd non fosse pericoloso, l’agente Derek Chauvin gli premette il ginocchio sulla carotide, mentre l’uomo, con voce sempre più flebile, invocava aiuto e la mamma. Poi morì. Erano trascorsi 8 minuti.
Tutto sarebbe passato sotto silenzio, se una ragazzina non avesse postato su Facebook tutta la scena, da lei ripresa senza mai interrompere, sull’iPhone. Quello che successe dopo, se lo ricordano tutti. L’America esplose di rabbia, il movimento “Black lives matter” conquistò le coscienze e spinse milioni di americani alle urne. Ma la chiara vittoria di Joe Biden non bastò: la democrazia americana fu frontalmente attaccata il 6 gennaio 2021 con l’assalto di Capitol Hill delle truppe istigate dal presidente sconfitto.

Sono passati due anni.

Gli 8 minuti di Minneapolis sono diventati i 78 minuti di Uvalde, Texas.

L’America non sembra in grado di mettere nemmeno il più piccolo freno alla vendita di armi e munizioni, perché 50 senatori repubblicani bloccano qualsiasi timidissima riforma, che farebbe perdere profitti alla NRA, senza la quale peraltro non  sarebbero eletti.

Dal palco della National Rifle Association, l’ex presidente Trump ha promesso che si candiderà di nuovo nel 2024 nel nome delle armi, delle armi, delle armi. Non ha pensato neppure lontanamente di visitare le famiglie dei bambini uccisi, da quelle armi.

Il presidente Joe Biden è arrivato ieri a Uvalde con la moglie Jill ed è rimasto tutta la giornata con la comunità messicana, che la polizia non ha difeso per 78 lunghissimi minuti.

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