Mercoledì 7 settembre
Segnalo oggi, a proposito dell’imminente voto, una vistosa assenza: non mi pare esistano sondaggi, o studi, o previsioni, sul voto delle donne. E questo è strano, non solo perché, per la prima volta nella storia patria, una donna, Giorgia Meloni, è candidata a diventare presidente del consiglio, ma anche perché la stessa Meloni ha fatto dei “temi femminili” il tratto caratteristico della sua proposta. “Yo soy Giorgia” è il suo manifesto gridato: per la famiglia tradizionale, cristiana, gerarchica, contro la lobby gay e gender, in favore di norme più restrittive in tema di aborto, poco interessata a leggi che favoriscano la chiusura del gap salariale e di carriera tra uomini e donne; il suo particolare femminismo è la sua storia, di una donna che si è fatta strada – senza metterlo in discussione - in un mondo, come quello fascista e post fascista, improntato al machismo.
La domanda è: Giorgia Meloni attira il voto delle donne? Ma la risposta non si sa, anche perché i sondaggisti non se ne occupano. Un po' perché la campagna elettorale resta un affare di maschi, un po’ perché (è un sospetto mio) il voto femminile – per larghe parti della popolazione - non viene considerato ancora del tutto indipendente. Per cui, niente sondaggi, niente previsioni, niente sorprese.
Lo scenario italiano è completamente opposto a quello americano, che ha le sue elezioni dei “midterm” il prossimo 7 novembre. Fino a tre mesi fa, il loro destino era segnato; tutti prevedevano che sarebbe stato un bagno di sangue per i democratici: i repubblicani si sarebbero ripresi Camera e Senato e avrebbero preparato le basi della conquista della Casa Bianca con Trump. Tutto è cambiato, però, con la decisione della Corte Suprema di togliere il diritto federale all’aborto, sancito da cinquant’anni. Era un cavallo di battaglia delle Chiese e di Trump, insieme alla libertà di portar armi e, in teoria, la sentenza della Corte Suprema avrebbe dovuto favorire i repubblicani. (“Elettori ed elettrici, abbiamo esaudito il vostro desiderio!”). E invece… è andato tutto al contrario! Le donne americane non hanno affatto gradito che qualcuno decidesse del loro corpo, una formidabile memoria collettiva ha spinto milioni di donne ad avere un ruolo attivo nelle elezioni di novembre per eleggere un Senato e una Camera che restaurino quel diritto. Il risultato si vede ora, il vento è girato, le elezioni di novembre diventano ogni giorno più “contendibili”, come si dice qui; i candidati repubblicani sono in difficoltà estrema, i sondaggi indicano che il Senato resterà democratico, e – con un po’ di fortuna, anche la Camera. In breve, una svolta epocale nella storia delle democrazie.
Strano che nella campagna elettorale italiana non se ne parli….
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