The day after

Lunedì 26 settembre

Alle vostre ore tre di mattina, queste poche righe per modificare, ma in peggio, il famoso detto sulla storia che si ripete: la prima volta è tragedia, la seconda è farsa. Noi abbiamo ripetuto, esattamente dopo cent’anni, la marcia su Roma che ci ha resi un piccolo e torvo paese agli occhi del mondo.  L’altra volta finì in tragedia, in guerra civile, in disonore, da cui credevamo di esserci salvati per la resistenza di pochi e la naturale simpatia che ispiriamo. Questa volta – altro che farsa! – sarà peggio: c’è una guerra in corso in cui i vincitori italiani stanno con l’aggressore, il suo gas a poco prezzo; siamo praticamente fuori dall’Europa – le abbiamo dato “la coltellata nella schiena”, come fece Mussolini con la Francia nel 1940.

Cento anni fa Mussolini non conquistò il potere: gli venne graziosamente dato dal Re, intimidito dalla violenza e dai ricatti del nascente fascismo. E molti si dissero sicuri che il Duce, ora con responsabilità, avrebbe scoperto la moderazione e la tanta bistrattata democrazia liberale.  Non fu così, come tutti ricordano. Trent’anni fa Silvio Berlusconi vinse le elezioni imbarcando fascisti, razzisti padani e mafiosi siciliani. Si disse che li avrebbe tenuti a freno. Non fu così, il ricordo delle sue imprese è ancora vivo.

Lo stesso si disse di Donald Trump, di Boris Johnson…

Oggi ci sussurrano che Meloni saprà essere “statista”, realista e magnanima.
Si dovrebbe però rendere conto che il 25 per cento del 64 per cento non è poi granché e che di fatto la sua maggioranza è molto fragile, per il crollo del suo precedessore Salvini; ma questa donna, madre, postfascista e postmoderna, che nei video fatti per TikTok nel giorno del voto mostra due meloni al posto delle tette, è talmente narcisa che vorrà percorrere la sua strada fino in fondo, come ha fatto chi l'ha preceduta in quest’arte tutta italiana, che produce sempre meno poeti e navigatori e sempre più improbabili capipopolo.

E adesso, però, basta con il malumore. Domani è un altro giorno.