Leggendo Processo alla Resistenza, l’ultimo documentatissimo, avvincente saggio di Michela Ponzani, diventa tutto molto chiaro: le polemiche che sistematicamente accompagnano il 25 aprile, gli attacchi costanti per delegittimare la Resistenza e la matrice antifascista della Costituzione, la retorica della “pacificazione”, e via dicendo, fanno parte di un arsenale argomentativo vecchio quanto la nostra Repubblica.
Molto è stato scritto sulla Resistenza e sulla guerra di liberazione in Italia. Ma che cosa accadde ai partigiani dopo l'aprile 1945? Come vissero realmente gli anni del dopoguerra e della rinascita del Paese coloro che la Repubblica avrebbe celebrato come i nuovi eroi della patria, martiri del secondo Risorgimento nazionale?
Sono lo specchio di tensioni antiche, vaste, profonde e radicate, figlie della Guerra fredda da una parte (con quanta solerzia gli Alleati s’impegnano subito a soffocare nei territori liberati il cosiddetto “vento del Nord”, portatore delle istanze più radicali della Resistenza!), dall’altra dell’astio della massa di indifferenti che avevano traccheggiato alla meglio attraverso il ventennio fascista e s’erano chiamati fuori dalla guerra civile, un fiume sotterraneo più fatale ancora dell’ansia di rivalsa degli ex repubblichini, per la memoria pubblica della Resistenza.
Una massa che includeva ampi settori di classe dirigente e una pletora di funzionari dello Stato, e considerava i partigiani alla stregua di banditi assetati di sangue e vendetta. A leggere le storie dei molti processi penali celebrati a carico di ex partigiani nel dopoguerra, in verità, si resta addirittura stupiti che l’antifascismo sia riuscito, nonostante tutto, a sopravvivere e radicarsi in una parte del Paese e delle sue istituzioni abbastanza a fondo da produrre, ancora oggi, un soprassalto collettivo davanti a pubbliche affermazioni irricevibili sull’attentato di via Rasella, per dirne una (a cui Ponzani dedica un intero capitolo).
Presupposto dei tanti processi postbellici ai partigiani era il “peccato originale” dell’amnistia, la via scelta nell’immediato dopoguerra per superare gli strascichi di conflittualità della guerra civile: uno strumento «profondamente inadeguato, se non palesemente ambiguo» perché, invece di riconoscere la piena legittimità delle azioni compiute dai partigiani durante la guerra (e offrire un quadro in cui leggere anche quelle avvenute subito dopo), le equiparava implicitamente a reati che, semplicemente, lo Stato rinunciava a perseguire. Lo zelo di una magistratura transitata pressoché incolume attraverso un’epurazione all’acqua di rose fece il resto.
Salgono agli occhi lacrime di rabbia a vedere come si applicassero due pesi e due misure, al punto che per repubblichini, delatori e collaborazionisti l’aver agito per «motivi di livore e vendetta personale» era considerato un’attenuante, anziché un’aggravante. Se il capo della Decima MAS e futuro golpista Junio Valerio Borghese, condannato all’ergastolo «per feroci episodi di violenza antipartigiana», grazie a una serie di condoni si vede ridotta la pena a tre anni, al leggendario comandante partigiano comunista “Diavolo”, Germano Nicolini, vittima di un processo-farsa, «fondato su accuse puramente ideologiche», tocca restare dieci anni in carcere, innocente, e deve attendere il 1994 perché sia pienamente ristabilita la verità: «Non ho mai smesso un secondo di essere l’unica cosa che sono: un antifascista, un democratico, un partigiano resistente che doveva resistere (anche in carcere)», disse poi.
Attraverso le vicende sue e di tanti altri perseguitati dalla giustizia postbellica, questo saggio ci aiuta a capire perché sia così diffusa e feroce l’ostilità nei confronti della memoria della lotta antifascista e a quali fonti si abbeveri, e insieme ci fa sentire in modo netto quanto sia importante impegnarsi per tutelare la verità storica e il profondo valore etico di quella “rivolta morale per la democrazia” che fu la Resistenza.
Per apprezzare l’eterno ritorno dell’uguale nelle polemiche antipartigiane, l’agile ma tosto volumetto di Chiara Colombini, Anche i partigiani però..., pubblicato da Laterza nel 2021 all’interno della collana “Fact-checking”.
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