Le acque del romanzo si sono tinte di nero, nel 2023.
Già: da quando il ciclo di Blackwater ha colpito le librerie italiane, i lettori di questa straordinaria vicenda editoriale e narrativa, ordita negli anni Ottanta da Michael McDowell - scrittore americano morto nel 1999 - hanno fatto correre un passaparola velocissimo, decretando un successo che però si deve anche a una straordinaria intuizione editoriale (qui l'intervista con Giuseppe Russo, già direttore editoriale Neri Pozza, a proposito del fenomeno Blackwater).
Oggi arriva in libreria Gli aghi d'oro, romanzo di McDowell inedito in Italia, che promette di ridare entusiasmo a tutti i tantissimi aficionados della saga southern gothic che ha fatto conoscere questo scrittore assolutamente sui generis in Italia.
E noi di Maremosso abbiamo colto l'occasione per chiedere al nuovo direttore editoriale Neri Pozza, Giovanni Francesio, di portarci per mano a scoprire la "cucina" editoriale di un marchio come Neri Pozza, facendo il punto sui successi recenti e facendoci dare anticipazioni sulle prossime novità.
IL 2023 è stato "il miglior anno di sempre", per la casa editrice fondata a Vicenza nel 1946. Non c'è ragione per non credere che il 2024, appena iniziato, possa infrangere il record, grazie a Michael McDowell, a Barbara Kingsolver, ad Abraham Verghese e ai tanti altri assi nella manica di un marchio molto amato dai lettori.
Venite a scoprire cosa ci attende nei prossimi tempi, e buona lettura con Gli aghi d'oro!
«Accattivante, terrificante e assolutamente geniale.. Chi ha letto gli altri libri di Michael McDowell amerà anche Gli aghi d’oro. È profondamente gratificante lasciarsi trasportare da un romanziere all’apice delle sue capacità». - Stephen King
MM: Giovanni Francesio, buongiorno. Cosa bolle in pentola, in Neri Pozza, guardando a questo 2024 che è appena iniziato?
GF: Davvero molte cose, e non vorrei stilare un elenco che per noi sarebbe sicuramente esaltante, ma per chi ci legge risulterebbe probabilmente noioso.
Mi limito quindi a dire che sul fronte della narrativa straniera avremo molti graditissimi ritorni, a partire da Gli aghi d'oro di Michael McDowell, che arriva in libreria proprio il 16 gennaio.
Ma ci sono anche Abraham Verghese, David Nicholls, Tracy Chevalier, Viet Thanh Nguyen, Stuart Turton e titoli di altri autori che hanno già ottenuto grande successo all’estero, mentre su quello della narrativa italiana un mix di voci nuove e autrici e autori storici della casa editrice. Ci sono poi cose importanti sul fronte della non fiction sia italiana che straniera, che spazia dalla narrative non fiction, alla saggistica storica fino alla filosofia. Per i nomi e le uscite, invito a seguire i nostri canali social, che annunciano puntualmente tutte le pubblicazioni.
MM: Blackwater ha sparigliato le carte rispetto a quel che i lettori si aspettavano da Neri Pozza. Oggi possiamo dire che senz’altro l’esperimento è stato un successo.
Adesso è il turno di Gli aghi d'oro, che promette di rinverdire i fasti di quell'exploit.
E poi, certo, investire su formati “anomali” rispetto alla linea editoriale “classica” comporta anche dei rischi… Conta di correrne altri, nei prossimi tempi?
GF: Quello di Michael McDowell è un caso davvero eccezionale, perché è come se, quarant’anni dopo la pubblicazione in America, i suoi libri avessero, in Europa, finalmente incontrato il “loro” artista, ossia Pedro Oyarbide, che ha curato la grafica sia delle edizioni italiane che di quelle francesi, che sono identiche anche nel formato, ed è stata una grande intuizione della casa editrice (io non c’ero ancora) quella di vedere le potenzialità di quel progetto di publishing. Mi auguro, nel caso dovessi trovarmi di fronte a un caso simile, di avere la stessa lucidità di visione, ma non ci sono al momento in cantiere altri progetti di questo tipo.
MM: Spiderman sosteneva che da un grande potere derivano grandi responsabilità. Ovvero: succedere a una direzione editoriale di successo com’è stata quella di Giuseppe Russo può avvenire in continuità con quanto fatto finora o operando un rinnovamento radicale. In questi primi mesi in casa editrice, lei come si è posto? Avverte più il piacere della sfida o il peso della responsabilità?
GF: No, non c’è proprio nessuna sfida, anche perché ho sempre considerato sbagliato identificare le case editrici con le singole persone.
Le case editrici sono fatte da tante persone, e quello che fanno, i libri che pubblicano, i risultati che ottengono, sono sempre il frutto di un lavoro collettivo.
Per questo ci stiamo muovendo, e continueremo a farlo, in continuità con quanto fatto ottimamente da Neri Pozza negli anni passati, ovviamente con i contributi e le novità di approccio che verranno introdotte dalle nuove persone entrate in casa editrice negli ultimi mesi, e che vanno ad inserirsi – a partire dal sottoscritto – in un gruppo di lavoro efficiente, creativo, stimolante.
Io, comunque, a Spiderman ho sempre preferito Batman: “non è tanto chi sei, è quello che fai che ti qualifica”.
La saga della famiglia Caskey In un unico cofanetto da collezione tutti e sei i romanzi della saga di Blackwater.
MM: Parliamo di narrativa: c’è il consolidamento di un catalogo che negli ultimi anni ha saputo sorprendere e confermare, puntando sia sugli italiani che sugli stranieri. Ci vuole indicare due o tre titoli nei quali si condensa bene l’idea che lei ha della linea editoriale lungo la quale Neri Pozza si muoverà nei prossimi tempi?
GF: In primo luogo ci tengo a citare due grandi successi usciti nel 2023 e che continuano a essere apprezzatissimi dal pubblico, che sono Il patto dell’acqua di Abraham Verghese e Demon Copperhead di Barbara Kingsolver, anche perché rappresentano perfettamente il lavoro di ricerca letteraria che pratichiamo e continueremo a praticare, così come continueremo a esplorare il filone della narrativa di genere d’autore, sia sul fronte della narrativa straniera (con McDowell e altri) sia dell’italiana, con il prossimo romanzo di Paola Barbato che pubblicheremo ad autunno. Rimane poi sempre alta l’attenzione per le grandi uscite internazionali, e a questo proposito cito l’attesissimo Triste Tigre di Neige Sinno, che è il caso editoriale del momento in Francia e di cui si sta già parlando molto in Italia. E infine, in particolare per gli italiani, l’obbiettivo è quello di affiancare a nomi importanti e “storici” della casa editrice (Elena Rausa e Francesca Diotallevi sono le prime due che usciranno) voci già affermate altrove che pubblicheranno per la prima volta in Neri Pozza come Valerio Varesi e appunto Paola Barbato, ed esordi assoluti (Marta Lamalfa, Elena Bosi…).
Infine, ci teniamo molto a valorizzare il Premio Neri Pozza, che è un investimento importante della casa editrice, e nel 2024 pubblicheremo il vincitore (Francesco Pala) e la vincitrice della sezione under 35 (Sabrina Quaranta) dell’edizione 2023.
Barbara Kingsolver si ispira all’opera di Dickens con questo romanzo vincitore del Pulitzer, ambientato nel Sud degli Stati Uniti, per gettare luce sulle vite marginali di oggi, con la stessa rabbia, la stessa profonda compassione. La stessa fiducia nel potere di trasformazione di una bella storia.
MM: Ci racconta qualcosa del team di lavoro col quale sta affrontando l’avventura?
GF: Nelle prime settimane del mio nuovo incarico mi sono seriamente chiesto, non senza qualche preoccupazione, se avrei potuto davvero dare un contributo utile a un gruppo di lavoro come quello che ho trovato in casa editrice, che subito mi è apparso di altissimo livello per competenza, passione, professionalità.
Poi, come ho detto prima, ho trovato un senso alla mia presenza nell’applicare alcune pratiche che ho interiorizzato in passato, con lo scopo di valorizzare al massimo il lavoro che si fa in casa editrice, mantenendo e se possibile sviluppando ulteriormente questa bellissima sintesi, che già c’è, tra entusiasmo quasi artigianale e dimensione industriale: ci tengo a dire infatti che sul fronte della quota di mercato il 2023 è stato il miglior anno di sempre della casa editrice, che rafforza dunque la sua posizione tra i più importanti editori italiani, ed il merito è tutto del gruppo di persone che la compongono.
MM: Neri Pozza poggia su un’idea del fare libri che nei decenni ha saputo ritagliarsi uno spazio a sé, nel panorama italiano. Dovesse riassumerne la proposta, oggi, a qualcuno che non sia un “addetto ai lavori”, come racconterebbe la casa editrice?
GF: Come una casa editrice che è riuscita nella non semplice impresa di dare una cifra comune a una produzione che è, in modo persino sorprendente, affatto generalista.
Mi spiego: le pubblicazioni di Neri Pozza spaziano dalla narrativa di genere alla saggistica filosofica, dai grandi classici agli esordi assoluti, dalla divulgazione storica alla narrativa letteraria, eppure il lettore ha sempre chiara la percezione che quello che sta anche solo sfogliando in libreria sia “un libro Neri Pozza”. C’è un’identità chiara, fisica e concettuale, che credo derivi dalla volontà incessante della casa editrice di intercettare le espressioni migliori di ogni genere letterario che viene esplorato, e di declinarle con personalità.
MM: Si parla spesso di “cucina editoriale”, a sottolineare le analogie fra due processi che sono allo stesso tempo organizzativi e creativi. In una ideale ripartizione delle due componenti che accomunano chi si muove fra i fornelli e chi fra le pagine dei libri, quali sono a suo avviso le quote dell’una e dell’altra?
GF: Se me lo consente, vorrei citare una frase di un autore che amo moltissimo, e che moltissimo mi manca, ossia Edmondo Berselli, che ne Il più mancino dei tiri scrive: “una grande programmazione serve solo a precostituire le condizioni per dover risolvere i problemi con l’improvvisazione”. Mi sembra che risponda perfettamente alla domanda.
MM: Cosa si porta dietro dalla sua importante esperienza in Mondadori e – in generale – da quel che ha imparato nelle sue precedenti “vite lavorative”?
GF: È difficile individuare degli aspetti specifici.
Credo che la cosa più significativa sia il mio radicale “cambiamento di prospettiva”, per citare indegnamente Virginia Woolf.
Sono stato 19 anni nel gruppo Mondadori, e soprattutto negli ultimi cinque, da responsabile della narrativa italiana di Mondadori, la prospettiva è stata quella di cercare di lavorare dentro un grande editore con l’approccio del piccolo editore, e quindi sforzandosi di dedicare attenzione e impegno a ogni singolo libro, e non solo alle grandi operazioni.
Oggi mi accorgo che cerco di fare un po’ l’opposto, ossia di applicare in una casa editrice di medie dimensioni come Neri Pozza alcune logiche della grande editoria (la programmazione generale, la gestione del catalogo, l’attenzione al risultato complessivo), ovviamente senza mai perdere di vista il fatto che ogni singolo libro richiede sempre il massimo della passione e della professionalità in ogni fase della lavorazione.
MM: Viviamo in tempi complessi. Alla congiuntura attuale contribuiscono tensioni internazionali, speranze e paure rispetto all’insorgere dell’intelligenza artificiale, una radicale ridefinizione del mondo del lavoro e un gap generazionale che non è mai stato tanto accentuato. Come si occuperà Neri Pozza di temi e idee per interpretare il presente?
GF: Cercando di intercettare e pubblicare quei libri di fiction e di non fiction che del nostro presente parlano davvero (cosa che ovviamente si può fare anche con un saggio storico o con un romanzo di fantascienza), perché sono l’espressione inarrestabile di un’urgenza interiore di chi scrive, di una necessità intellettuale. Io credo che stiamo vivendo un momento di profonda rivoluzione, una cesura della storia che ci sta cambiando da tutti i punti di vista, sociale, politico, professionale, culturale, psicologico. Cercheremo di raccontare questo cambiamento.
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