Illustrazione digitale di Maria René Menacho, 2023, studentessa del Liceo artistico Volta di Pavia. Tecnica mista
Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli
Non necessita di presentazioni l’autore di queste righe, Italo Calvino (1923-1985), di cui oggi vogliamo celebrare il centenario della nascita, accompagnandovi nella scoperta o riscoperta delle sue opere divenute ormai classici.
Ci siamo lasciati guidare dai consigli di lettura e suggestioni di altri grandi della letteratura – italiana e non – che hanno conosciuto lo scoiattolo della penna e ne sono rimasti influenzati, regalando così, a chi non ha mai letto Calvino, la curiosità di vivere questa fortuna e, a chi già l’ha fatto, l’occasione di una nuova prima volta.
Del resto, d’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima [...] e ogni prima lettura è in realtà una rilettura.
IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO
Una fiaba di guerra?
Scritto nell’immediato dopoguerra e frutto della prima fase letteraria di Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno è il racconto delle vicende del giovane Pin negli anni della Resistenza. Qui i fatti sono trasformati in parole, con un certo “sapore ariostesco”, per citare il lungimirante Cesare Pavese che, amico dell’autore, presentò a Einaudi il libro – precedentemente bocciato ad un concorso della Mondadori – ottenendone la pubblicazione e scrivendone un’entusiasta recensione. Con i suoi personaggi e il suo equilibrio fra realismo e fiabesco, che coinvolge e stranisce il lettore, non stupisce il grande successo che il romanzo ebbe fin dalla prima pubblicazione e che continua a dimostrare ancora oggi.
MARCOVALDO
Il libro per tutti
Altro classico letterario di fama nazionale è Marcovaldo, pubblicato per la prima volta nel 1963 da Einaudi, ma nato sulle pagine dell’Unità nei primi anni ’50, quando Calvino, prima di abbandonarlo a seguito dei fatti d’Ungheria, milita attivamente nel Partito Comunista e collabora con annessi periodici. I venti racconti, ognuno dedicato a una stagione e aventi come protagonista il manovale Marcovaldo, sono racchiusi in una cornice neorealista, fatta di una città di cemento e asfalto, personaggi comuni e melanconiche situazioni di vita contemporanea; a ciò, Calvino contrappone un’atmosfera di favola, surrealismo e comicità, ispiratori del “realismo magico” dello scrittore indiano Salman Rushdie, che cita il Marcovaldo come uno dei libri che raccomanda e regala più spesso. Tra immagini industriali del boom economico da un lato ed episodi bizzarri dall’altro, Marcovaldo appare un’opera più che mai attuale, capace di parlare a un pubblico di tutte le età e di porre interrogativi sul presente, senza mancare di appassionare e divertire.
IL BARONE RAMPANTE
Un manifesto culturale
In continuo bilico fra fantasia e realtà, si inserisce anche la celebre trilogia calviniana I nostri antenati, di cui Il barone rampante (1957) costituisce il secondo capitolo (il primo è Il visconte dimezzato, del 1952, e il terzo Il cavaliere inesistente, del 1959). Fu Umberto Eco a riflettere sulla portata intellettuale del libro che va ben oltre quella “poetica del fantastico” di cui Calvino si serve per raccontare la storia di Cosimo Piovasco di Rondò, un giovane nobile che decide di vivere sugli alberi per tutta la vita dopo una lite in famiglia per un piatto di lumache. In realtà, il romanzo cerca di promuovere una cultura impegnata, ma al contempo svincolata da qualsiasi affiliazione politica. Per questo motivo, Eco propose Il barone rampante come modello di riferimento e Cosimo come guida, poiché il primo dovere dell’intellettuale impegnato era quello di vivere sugli alberi; e questo non perché l’albero di Cosimo costituisse un’inaccessibile torre d’avorio, ma perché fungesse da sopraelevato punto di vista per comprendere i bisogni del prossimo e sfidare le autorità costituite in maniera libera, indipendente e anticonvenzionale!
LE COSMICOMICHE
Tra scienza e poesia
A partire dal 1963, Calvino sviluppa un nuovo tipo di narrazione che coniuga un approccio scientifico a un’inesauribile fantasia: nascono così Le cosmicomiche (1965), storie che fondono la cosmologia moderna e la mitologia primitiva. Comiche nel senso dei comics, di uno stile fumettistico; infatti, Calvino annovera tra i suoi riferimenti tanto Leopardi quanto Braccio di Ferro. Un genere fantascientifico, ma alla rovescia, come lo definì Eugenio Montale, intendendo che più che immaginare il mondo del futuro, Calvino guardasse al passato mitologico. Il protagonista e narratore dei racconti risponde all’impronunciabile e palindromo nome di Qfwfq, un essere fantastico che esiste sin dalla notte dei tempi. Calvino continuerà a scrivere racconti cosmicomici per il resto della sua vita.
Quale lezione dalle
LEZIONI AMERICANE?
L'ultimo dei classici e il primo degli sperimentatori. Così, Asor Rosa definì Calvino, riconoscendo la sua collocazione culturale a metà fra una consolidata tradizione e uno sperimentalismo radicale, su cui Calvino stesso rifletté nelle Lezioni americane, conferenze che avrebbe dovuto tenere ad Harvard nell’85, rimaste incompiute – e forse ancora non del tutto comprese – a causa della sua morte improvvisa. Lo scopo era quello di individuare quali qualità o valori specifici della letteratura traghettare nel nuovo millennio. Lezioni americane, per dirla ancora con Asor Rosa, appaiono come la testimonianza delle convinzioni letterarie più profonde di Calvino. Molto attuale è l’avvertimento sul rischio che i mass-media, con le loro immagini prefabbricate, possano distruggere la capacità creativa dell’uomo di fantasticare e, dunque, di raccontare.
Sono passati circa vent’anni dall’inizio del nuovo millennio e cento dalla nascita dell’autore. Tali questioni, però, sono intramontabili. Ecco perché dobbiamo farci portavoce della convinzione di Calvino che la letteratura sia ancora uno strumento indispensabile per conoscere il mondo.
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