Diario di bordo

Il cuore del Brasile

Giovedì 8 settembre

Se siete /siamo in ansia per il verdetto del 25 settembre, pensate a chi sta peggio di noi.
212 milioni di persone, tanta è la popolazione del Brasile, sono chiamati ad eleggere il loro presidente il 2 ottobre prossimo.
Contro il presidente Jair Bolsonaro – di cui credo siate già sufficientemente informati – è candidato alla vittoria “Lula”, l’operaio metallurgico diventato presidente nel 2003 e autore della più grande trasformazione politica e democratica del colosso sudamericano.
Come sapete, Lula venne arrestato con false accuse di corruzione e al suo posto salì al potere Bolsonaro, nostalgico della dittatura militare, uomo forte contro l’aborto, contro i drogati, contro i poveri, contro gli omosessuali, contro l’Amazzonia: un Trump in salsa carioca. Ma Lula è stato liberato, le accuse contro di lui sono cadute e si ripresenta. Tutti i sondaggi lo indicano vincitore, con dieci punti di vantaggio, ma il Brasile intero è in ansia perché Bolsonaro (come fece Trump) ha già annunciato che non rispetterà il risultato delle urne.

Ieri, 7 settembre, era una giornata cruciale, la festa dell’indipendenza dal Portogallo, conquistata 200 anni fa.
Bolsonaro l’ha voluta trasformare in un anticipo di quello che sarà la giornata del voto.
Ha convocato manifestazioni oceaniche per glorificare se stesso, ha sfilato a Brasilia con la moglie su una Rolls Royce scoperta, mentre i suoi fan inalberano bandiere con la scritta “Brasil sem aborto, Brasil sem drugas”; ma soprattutto ha fatto sfilare nei cortei reparti dell’esercito in tenuta da combattimento, dando così conferma di quali sono le sue intenzioni. Come ha fatto Trump, Bolsonaro invocherà brogli elettorali e chiederà all’esercito di intervenire per evitare l’anarchia. Quello che si è visto oggi a Brasilia e a Rio è stato un nuovo “6 gennaio a Capitol Hill”.

Purtroppo, è possibile (e desta preoccupazione) che i vertici militari siano rimasti ambigui.
Si temevano scontri di piazza, ma non sono avvenuti; e d’altra parte le manifestazioni non sono state così oceaniche come il presidente si aspettava.

Ma c’è un’altra storia che vale la pena raccontare. Per festeggiare l’indipendenza e appropriarsene, Bolsonaro è ricorso ad un mitico e mistico espediente. Ha fatto arrivare, dalla cattedrale di Porto dove è conservato, il cuore imbalsamato dell’imperatore dom Pedro 1°, giovane reggente che concesse l’indipendenza del paese contro il volere della famiglia reale. La cerimonia è stata toccante, e piena di militari dal volto solenne e commosso…   

 

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