Venerdì 29 aprile
Ieri, dopo la delegazione americana, è arrivato a Kiev il segretario generale dell’Onu Guterres, accolto da due missili che hanno fatto crollare un edificio di 25 piani. “Sono sconvolto”, ha detto Guterres. Nello stesso giorno il presidente Usa Biden ha chiesto al Congresso l’autorizzazione a spendere 33 miliardi (una escalation finanziaria drammatica) in armi per l’Ucraina, usando anche una legge che Roosevelt fece approvare nel 1940. Tutto lascia intendere che siamo ad un momento di svolta, come nella famosa conferenza di Casablanca (Marocco) del gennaio 1943, in cui Churchill, Roosevelt e Stalin (a distanza) programmarono la fine del nazifascismo.
Un ultimo aspetto di quella conferenza ci riguarda da vicino, perché a Casablanca – in segreto – fu deciso quale sarebbe stato il punto di attacco alla “fortezza Europa” totalmente in mano a Hitler. E la scelta cadde sulla Sicilia, da attaccare partendo dal nord Africa in cui Rommell era stato sconfitto. Non fu una scelta unanime, bensì forzata dagli americani; Churchill avrebbe preferito Trieste, che definì “l’ascella dell’impero”; la sua conquista avrebbe fatto da cuneo militare nel mezzo dell’Europa. Ma poi anche lui cedette sulla Sicilia, perché l’obiettivo principale era “togliere l’Italia dalla guerra”. Roosevelt aveva dalla sua tre vantaggi: gli emigrati italiani in America che votavano per lui, un nucleo di futura classe dirigente democratica che abitava a New York e l’appoggio che la mafia siciliana (il famoso gangster Lucky Luciano) aveva dato nella eliminazione delle spie tedesche dal porto di New York e che avrebbe potuto dare anche una volta sbarcati, dato che conosceva bene il territorio siciliano.
Per il resto, il futuro dell’Italia come immaginato a Casablanca sarebbe stato roseo: via Mussolini, lunga vita al Re, al Papa e uno spazio concesso – intercedeva Stalin – per il Partito Comunista Italiano che era in esilio a Mosca. La sorte di Trieste restò indecisa, con Stalin che appoggiava naturalmente i partigiani del maresciallo Tito.
E dunque, come andarono le cose? Un po’ come previsto, un po’ no. Mussolini cadde al primo sbarco alleato in Sicilia, luglio 1943, la risalita alleata fu (abbastanza) facile, ma il nazifascismo resistette due anni con Salò; solo con l’appoggio della Resistenza, l’Italia venne liberata, nel mese di aprile 1945.
Se dovete preparare l’esame di maturità (questo tema vi capita di sicuro!), consiglierei Italo Calvino, Beppe Fenoglio, lo storico Claudio Pavone, Giorgio Bocca, il teatro di Eduardo De Filippo, i film di Rossellini…. E il film “Casablanca” che ebbe la prima a New York proprio in quel gennaio 1943 in cui il presidente – in incognito – viaggiava verso lo sconosciuto Marocco.
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Lo sbarco in Sicilia
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| Ugo Mursia Editore, 2015Di
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