Un giudice torna a Erba

Sono contento di comunicarvi una buona notizia: Olindo e Rosa, i “mostri perfetti” del delitto di Erba (11 dicembre 2006), all’ergastolo da allora (quindi da diciassette anni) hanno diritto ad una revisione del loro processo. Così ha chiesto, addirittura, il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser (non stupitevi del cognome, è bolzanino, ed è reduce da un decennio alla Corte Internazionale dell’Aja), denunciando con parole estremamente chiare la manipolazione delle indagini, la sciatteria, se non peggio, delle testimonianze e delle perizie, la malafede degli accusatori.
Raramente, nelle storie della giustizia italiana, si è assistito ad una denuncia così esplicita.

Come vi ricorderete, Olindo Romano, netturbino, e Rosa Bazzi, casalinga, confessarono di aver compiuto una strage – a coltellate - contro vicini di casa perché facevano rumore, disordine ed erano socialmente disturbanti. Davanti a una confessione – "piena", disse il magistrato – passò in subordine il fatto che il movente era assurdo, che i coltelli non vennero mai trovati e che le prove scientifiche, affidate ai famosi RIS di Parma erano piuttosto equivoche.

Ma il popolo italiano li aveva ormai condannati, e Olindo e Rosa divennero personaggi da schernire, lui ottuso, lei fanatica della pulizia, in una cittadina dominata dalla presenza e dal potere del padre della vittima più importante, Luisella Castagna, mal vista per avere sposato un ragazzo tunisino e per aver fatto un figlio con lui.

Non so se Olindo e Rosa avranno giustizia (spero di sì), ma mi piace qui ricordare due giornalisti che dubitarono alquanto della verità ufficiale.
Pino Corrias scrisse nel 2007, Vicini da morire, per Mondadori (quando andò a presentarlo ad Erba trovò la sala deserta).
Carlo Verdelli scrisse una breve inchiesta per Repubblica, oggi, insieme ad altre vicende “brutali”, contenuta nel libro Acido Feltrinelli, 2021.

Credo siano stati importanti per condurre il giudice Tarfusser a una decisione così clamorosa.