Esiste forse, nella rigogliosa storia della fotografia, un bacio più famoso di quello immortalato da Robert Doisneau nella Parigi degli anni Cinquanta?
È il 9 marzo del 1950, quando l'attenzione del fotografo francese, immerso in una delle sue abituali peregrinazioni urbane, viene catturata da una giovane coppia. Doisneau ne rimane affascinato al punto da decidere di fermarsi a chiacchierare con i due ragazzi in un caffè.
Scopre che si chiamano Françoise Bornet e Jacques Carteaud, che hanno vent'anni e sognano di fare gli attori. A loro, l'artista chiederà di posare in un bacio davanti all'obiettivo, nella maniera più naturale possibile, in mezzo alla folla in movimento e nel caos delle strade parigine. Di loro, egli riuscirà a cogliere in un attimo immortale quanto di più fugace c'è nell'esistenza dell'uomo: l'innamoramento, la gioventù, le speranze.
Il Bacio davanti all'hotel De Ville è il nome con cui passerà alla storia la fotografia scattata e che, in realtà, faceva parte di un servizio fotografico al quale Robert Doisneau stava lavorando per la rivista statunitense Life.
Il 14 aprile ricorre il centenario della nascità di Robert Doisneau. Un bacio all'Hôtel de Ville, ragazzini turbolenti, operai in fabbrica, gente di mondo, anonimi, ritratti di Picasso, di Tati... Robert Doisneau (1912-1994) è noto soprattutto per i suoi scatti spontanei, poetici e pieni di gioia di Parigi e della sua banlieue. Ma i suoi sessant'anni di vita da fotografo vanno ben al di là di questo, con una produzione di più di 500 000 immagini.
«Pescatore d'immagini» come Robert Doisneau definisce se stesso per distinguersi da quelli che chiama i fotografi "cacciatori", lo sguardo del fotografo francese è stato descritto nel tempo in una moltitudine di modi: come reportage umanistico, realismo poetico, tenero umorismo.... ma, in fondo, nessuna categoria è riuscita mai davvero a racchiudere la ricchezza e la diversità della sua opera.
Per Quentin Bajac, ad esempio, che gli dedica un libro intitolato per l'appunto Robert Doisneau. Pescatore d'immagini, lo stile di Doisneau è, prima di tutto, la ricerca di una certa semplicità, di un'immediatezza e di un'economia di mezzi: la volontà di non disperdersi, per rimanere sempre in allerta, leggeri e mobili a sorprendere il mondo.
Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere
Robert Doisneau è considerato, insieme a Henri Cartier-Bresson, uno dei maggiori esponenti della Fotografia Umanista che mette al centro delle sue narrazioni per immagini l'uomo e ciò che lo contraddistingue come tale.
Nato il 14 aprile 1912, da ragazzo Doisneau studia litografia all'école Estienne di Chantilly. Trovandosi a vivere nella sua infanzia la periferia, in età matura egli farà di quei luoghi il cuore pulsante della sua fotografia. Dopo un'esperienza di lavoro come assistente dello scultore André Vigneau, Robert inizia a lavorare come fotografo industriale presso le officine della Renault di Billancourt.
Negli anni Quaranta, gli intensi anni della Resistenza, egli si presta come litografo per falsificare documenti importanti a livello strategico.
Alla fine della guerra, dal 1945, comincia a lavorare con Pierre Betz, editore del giornale Le Point, e dal 1946 diviene fotografo indipendente per l'agenzia Rapho, fondata da Charles Rado e gestita all'epoca da Raymond Grosset; Doisneau rimase un fotografo della Rapho per circa cinquant'anni. Nel 1947 incontra Jacques Prévert, Robert Giraud e, nello stesso anno, vince il Kodak Prize.
Lo sfondo privilegiato della sua fotografia è quasi sempre Parigi, di cui il fotografo immortala strade, vicoli e angoli, cittadini, lavoratori, bambini soggetti quasi sempre inconsapevoli dello sguardo in bianco e nero che il fotografo punta su di loro.
Nell'obiettivo dell'artista – in entrambi i sensi del termine – c'è il racconto sincero e a tratti umoristico della società e dell'ambiente parigino a lui contemporanei, che si sta riprendendo dopo il secondo conflitto mondiale. Una Parigi, quindi, ritratta nell'atto di leccarsi le ferite, spogliarsi di ogni orpello e mostrarsi nella sua versione più vera, quotidiana ed essenziale.
Nell'arco della sua carriera Doisneau realizza diversi reportage per Vogue, pubblicando poi nel 1949 la sua prima raccolta fotografica, La Banlieu de Paris, dedicata proprio al racconto della capitale francese attraverso immagini poi diventate iconiche.
Robert Doisneau muore il 1° aprile 1994 a Parigi e alla sua morte vengono ritrovati nel suo atelier di Montrouge oltre 40.000 negativi.
A trent'anni dalla sua scomparsa, il versatile sguardo di uno dei più grandi maestri della fotografia del Novecento è ancora vivo. E noi lo celebriamo!
Un centesimo di secondo qui, un centesimo di secondo là... anche se li metti tutti in fila, rimangono solo un secondo, due, forse tre secondi... strappati all'eternità
Di
| Jaca Book, 2019Di
| Skira, 2017Di
| L'Ippocampo, 2017Di
| L'Ippocampo, 2012Di
| Contrasto, 2006Di
| Flammarion, 2005Gli altri approfondimenti
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