Bassa marea

Il mestiere del giornalista, oggi

Compie 90 anni un grande del giornalismo inglese: Neal Ascherson, per più di tre decenni corrispondente dall’estero dell’Observer, come si chiama l’edizione domenicale del Guardian, e tuttora collaboratore di due delle più prestigiose testate in lingua inglese, la New York Review of Books e la London Review of Books.
Nato in Scozia, figlio di un militare di carriera, finisce a studiare a Eton, la scuola dei primi ministri e dei re, e poi a Cambridge, grazie a due borse di studio: gli viene offerta la carriera accademica, ma nel frattempo ha servito la patria in Malesia con i Royal Marines ed è rimasto stregato dal fascino dei luoghi esotici: “Per questo”, racconta ora, “ho scelto il giornalismo, con la speranza di girare il mondo”. E ha realizzato il suo sogno.

È interessante ascoltare il suo punto di vista sulla professione che amo anch’io.
“Una volta era più facile fare il giornalista perché c’era più tempo per pensare”, afferma. Su questo non ci sono dubbi. Pur essendo di una generazione successiva alla sua, anch’io ricordo che i tempi erano più lenti quando esisteva soltanto il giornale di carta: in genere si scriveva il pomeriggio e dopo una certa ora, anche se scoppiava la Terza guerra mondiale, potevi andare fuori a cena o al cinema senza timore di essere disturbato, perché comunque il giornale era già stato chiuso e stampato in tipografia.
Adesso si scrive tutto il tempo, 24 ore al giorno, sul sito, per poi condividere l’articolo sui social, diventati il principale trasmettitore delle notizie, un tam-tam incessante e globale, infine su carta, senza dimenticare tweet, podcast e video. Il giornalista è sempre di corsa. Certo che ha meno tempo per pensare. E anche per leggere, per incontrare fonti, per documentarsi.
Il segreto è riuscire a rallentare quando necessario.

Ma la rivoluzione digitale ha anche reso il giornalismo più facile, ammette Ascherson, ricordando una volta in cui, dovendo dettare un articolo da una cabina telefonica in un villaggio belga, quando si accorse di non avere più monetine per continuare la chiamata - e siccome non sapeva il fiammingo per fare una telefonata a carico del destinatario - non riuscì a trasmettere il suo pezzo. Ora con telefonini, Whatsapp ed email è molto più semplice comunicare da qualunque parte del globo.
E la prima regola di un inviato speciale è che puoi avere trovato lo scoop più grande del mondo, ma se non sei in grado di trasmetterlo in tempo è come se non avessi combinato niente.  

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