Aleksej Navalny è morto oggi, venerdì 16 febbraio 2024 nella colonia penale artica presso la quale era detenuto.
Il servizio carcerario russo ha comunicato che Navalny è morto, aggiungendo che "si è sentito male dopo una passeggiata e ha perso quasi immediatamente conoscenza"
Le speculazioni a proposito di una morte la cui verità resterà probabilmente ignota al resto del mondo hanno già cominciato a inseguirsi sul web e dappertutto, ma al di fuori della dinamica dell'accaduto, val la pena ricordare chi è stato Aleksej Navalny e cosa ha rappresentato per la Russia degli ultimi vent'anni.
Nel corso della sua vita politica, Navalny è stato sicuramente molte cose: un attivista, un politico e blogger, noto soprattutto per la strenua opposizione mossa al presidente Vladimir Putin.
Oggi la sua morte viene percepita come un duro colpo al quadro di un'opposizione già indebolita. Le prossime elezioni politiche, che si terranno a marzo, sono date dagli osservatori come sostanzialmente già vinte da Putin. Ma il modo in cui la morte di Navalny potrebbe essere percepita nella società russa - e ciò a cui potrebbe eventualmente dare la stura - rimane incerto.
A capo del partito politico "Russia del Futuro", il dissidente è stato anche presidente di una coalizione che riuniva le principali forze di opposizione, avendo in precedenza presieduto la formazione assieme a Boris Nemcov, morto assassinato nel febbraio 2015. Navalny è stato inoltre l'iniziatore della Fondazione Anti-corruzione.
Politico di ispirazione nazionalista, Navalny derivava la sua concezione dell'economia da posizioni di orientamento liberale.
Si era dichiarato favorevole alla legalizzazione dei matrimoni omosessuali nel Paese.
Nell'agosto 2020 subì un avvelenamento, al quale sopravvisse grazie a una fibra fisica robusta.
Ricoverato in condizioni gravi, secondo il suo staff l'avvelenamento sarebbe avvenuto tramite un agente nervino chiamato Novichok. Nessuna prova poté essere addotta, ma il dito di molti osservatori puntò verso l'entourage "allargato" facente capo a Putin. Il quale, con lo humour nero che spesso contraddistingue i suoi interventi, obiettò "... se davvero lo avessi avvelenato io, non sarebbe vivo".
Nel febbraio 2021 il tribunale di Mosca sostituì con una definitiva la condanna sospesa di 3 anni e 6 mesi comminatagli per il cosiddetto "caso Yves Rocher": in buona sostanza, la succursale russa della maison cosmetica francese, aveva presentato nel 2012 una denuncia contro Navalny e suo fratello, titolari di una impresa di logistica, probabilmente allo scopo di ottenere facilitazioni amministrative da Mosca.
Nel febbraio 2021 Amnesty International ha revocato a Navalny lo status che gli aveva assegnato di "prigioniero di coscienza", a causa di alcune sue dichiarazioni nazionaliste fatte in passato che avrebbero costituito un incitamento all'odio. La designazione fu poi ripristinata nel maggio dello stesso anno.
Nel marzo 2022, poco dopo l'invasione russa dell'Ucraina, il tribunale di Mosca ha condannato Navaln a 9 anni di carcere, da scontarsi in una colonia penale di regime severo.
Il 4 agosto 2023 lo stesso tribunale commuta la condanna inflitta a Navalny portandola a 19 anni.
Nei giorni precedenti alla sua morte, Navalny aveva avviato una campagna contro la rielezione di Putin nel 2024. Non è riuscito a portare a termine il suo proposito, ma senz'altro la sua voce continuerà a risuonare a lungo nel cuore di tutti coloro che anelano a una Russia autenticamente democratica e ad una società aperta.
Di
| Adelphi, 1999Di
| Rizzoli, 2022Di
| Paesi Edizioni, 2021Di
| Mondadori, 2001Di
| Little, Brown & Company, 2023Di
| C Hurst & Co Publishers Ltd, 2022Di
| Piazza Editore, 2021Di
| Rubbettino, 2023Di
| Mondadori, 2023Di
| Guanda, 2021Di
| Feltrinelli, 2022Di
| Transworld Publishers Ltd, 2021Di
| Fandango LibriDi
| Nessun dogma, 2020Ti potrebbero interessare
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