Martedì 9 maggio 2023
Siccome quasi mai le coincidenze vengono notate, che il cadavere di Aldo Moro fosse stato ritrovato il 9 maggio a Roma e i resti del “terrorista rosso” Giuseppe (Peppino) Impastato, nello stesso giorno sui binari della ferrovia nello sconosciuto paese di Cinisi, alle porte di Palermo, non destò nessun sospetto. Anzi, la doppia notizia venne interpretata come una conferma della potenza del terrore comunista.
Era il 9 maggio 1978. Quarantacinque anni fa.
La morte di Impastato diventò, in quel terribile giorno, un “dettaglio”, una nota a piè di pagina, di fronte all’enormità del bagagliaio della Renault 4 color amaranto collocata in una via che simbolicamente unisce, o separa, la sede della Democrazia Cristiana da quella del Partito Comunista, due potentissime Chiese politiche italiane, che naturalmente oggi non esistono più.
L’uccisione di Aldo Moro e la spettacolare restituzione del suo cadavere erano la prova della sconfinata potenza delle Brigate Rosse.
La morte di Impastato contribuiva a dimostrare quanto fossero radicate nel paese le BR, tanto da poter mettere bombe sui binari in Sicilia nel giorno della loro massima consacrazione.
Non era così.
Impastato venne ucciso per ordine di Cosa Nostra.
Era un ragazzo, militante della sinistra extraparlamentare, aveva messo su una radio nel suo paese (allora le radio libere dilagavano in Italia ma, nella maggior parte dei casi, in Sicilia trasmettevano solo musica e cavolate) dalla quale prendeva in giro il superboss locale Gaetano Badalamenti, che peraltro era un suo parente. Bisognava farlo tacere, Impastato.
C’erano molti metodi, ma Cosa Nostra scelse quello, piuttosto elaborato, di mettere in scena un attentato terroristico finito male. E scelse anche il giorno giusto, perché – e questa è sempre stata la mia opinione, ma nessuno me l’ha mai smentita – Cosa Nostra sapeva che quel giorno Moro sarebbe stato ritrovato anche lui cadavere, e avrebbe “rubato la scena”.
Il resto della storia di Impastato la conoscete tutti. È una bella storia di come la verità si è imposta; però ancora l’altro giorno il nome “Impastato” per un liceo di Partinico (un paese vicino al suo) è stato rifiutato dalle sempiterne autorità perché “divisivo”.
È un buon giorno per rivedere il film I Cento Passi, un bel giorno per ricordare la vita di Peppino e il coraggio di sua madre.
(qui la nostra intervista con il protagonista del film, Luigi Lo Cascio, a proposito del suo nuovo libro edito da Feltrinelli - NdR)
Per me, è anche un buon giorno per ricordare il mio amico Lillo Venezia, giornalista del quotidiano Lotta Continua, morto di Covid nel 2020.
Fu l’unico a scrivere, in prima pagina, “Peppino Impastato ucciso dalla mafia” e a firmare con il suo nome.
Di
| Feltrinelli, 2014Di
| Navarra Editore, 2021Potrebbero interessarti anche
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