Questa è una storia che mi ha tenuto compagnia per molti anni. È una storia che mi ero sempre ripromessa di raccontare
Quella narrata in Se solo il mio cuore fosse pietra è una storia vera.
Ci troviamo nel 1945, e la grande villa di campagna di sir Benjamin Drage è stata trasformata in una residenza per reduci dai campi di sterminio, aprendo le proprie porte a venticinque bambini scampati per miracolo all’inferno del lager.
“Tutti i bambini protagonisti del libro sono segnati da storie differenti” racconta la scrittrice Titti Marrone “ma sono accomunati da una cosa: non si fidano degli adulti.
Nel mio romanzo racconto del loro ritorno graduale alla vita”.
Ed ecco che, giorno dopo giorno, gli incubi di Berl si fanno meno frequenti, dai disegni di Denny la morte si ritira lentamente, come un’ombra, e Gadi impara che non c’è bisogno di nascondere il cibo perché non deve più razionarlo.
Titti Marrone scava nella Storia, apre gli archivi, incrocia documenti, foto, diari e lettere per trasporre in un romanzo la coraggiosa e commovente esperienza di Lingfield. La sua penna segue con delicata partecipazione l'incontro con l'infanzia di ciascun bambino, l'affiorare di traumi e ricordi dolorosi, il progressivo sciogliersi dei nodi più stretti. Fino all'inizio delle loro seconde vite.
Nella nostra intervista, domandiamo a Titti Marrone come ha portato avanti il lungo lavoro di documentazione e ricerca che costituisce lo scheletro del libro e le chiediamo cosa ha significato per lei ripercorrere il cammino di Anna Freud – “una donna straordinaria” – che proprio in quegli anni avrebbe gettato le basi della psicanalisi infantile.
La dimensione della cura verso gli altri è centrale nel romanzo, di cui si può ascoltare un estratto qui, e nelle parole della stessa scrittrice emerge l'intento di renderla “una storia che ci accompagni e ci aiuti a capire il presente”.
Perché l’ambientazione di Se solo il mio cuore fosse pietra può anche risalire a oltre settant’anni fa, ma la sua indubbia attualità è purtroppo sotto gli occhi di tutti. Sulla questione ucraina Titti Marrone afferma infatti:
La tremenda attualità del libro fa pensare a quanto poco la storia sia maestra di vita: nei fatti, sono sempre le stesse circostanze di violenza a travolgere i più deboli, in particolar modo i bambini
E come è ai venticinque bambini sopravvissuti ai lager che Titti Marrone dedica il proprio libro, così la scrittrice nel corso della nostra intervista afferma con forza la necessità di pensare alle generazioni più giovani all’indomani dei più recenti sviluppi del conflitto ucraino: “Nel momento in cui le cose avvengono siamo indotti a pensare al hic et nunc, al presente… ma proviamo a immaginare quali possano essere le difficoltà del ritorno alla normalità per i bambini ucraini”
Se è vero che, come afferma la scrittrice, “di fronte alle guerre l’indizio di umanità rischia di sparire del tutto”, allora la chiave per dare una mano risiede proprio nella capacità di rendere l’empatia un’abitudine, e non un unicum.
Assistiamo a una mobilitazione emotiva molto forte nei confronti dei bambini e dei profughi, ma è fondamentale che queste non siano fiammate improvvisate, destinate ad esaurirsi: a questi impulsi di empatia deve fare seguito una capacità di ragionamento che metta al centro il tema della cura. Per andare verso gli altri, sempre
"Leggere libri che parlano della Shoah è giusto e doveroso, ma allo stesso tempo difficile e angosciante, soprattutto quando questi libri parlano di bambini che hanno dovuto affrontare ingiustamente una vita straziante e per noi inimmaginabile. Leggere questo romanzo ci aiuta ad affrontare una tematica difficile con uno sguardo rivolto alla speranza."
Le nostre interviste
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Libri di Titti Marrone
Di
| Feltrinelli, 2022Di
| Laterza, 2006Di
| Iacobellieditore, 2019Di
| Mondadori, 2013Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
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