Bassa marea

Niente birra, siamo emiri

Domenica cominciano i Mondiali di calcio in Qatar, una gigantesca operazione promozionale per uno dei Paesi più piccoli e più ricchi del mondo.
Si stima che la Russia abbia speso l’equivalente di 12 miliardi di euro per organizzare la precedente edizione dei Mondiali: ebbene il minuscolo emirato, detentore di un quarto dei giacimenti di gas della Terra, ne ha spesi 200 miliardi per diventare la prima nazione islamica in cui si gioca quello che è ritenuto il più importante e più seguito evento sportivo globale.

Un investimento simile ha un obiettivo: promuovere il Qatar, fargli pubblicità positiva.
Ma l’operazione riuscirà o invece i Mondiali diventeranno fonte di pubblicità negativa per l’emirato? Il dubbio era già stato sollevato dalle polemiche sui diritti LGBTQ+, con i tifosi gay inglesi al seguito della squadra a cui perfino il proprio ministro degli Esteri consiglia “discrezione”. Adesso scoppia una nuova polemica su un altro tabù per l’Islam: l’alcol.

In Qatar il consumo di alcolici è tollerato negli alberghi frequentati dagli occidentali, ma proibito in tutti gli altri luoghi pubblici: inclusi gli stadi dove si giocheranno le partite dei Mondiali. Ma privare i tifosi dell’alcol, in particolare della birra, era rischioso, per cui le autorità locali hanno deciso che, pur vietandone il consumo dentro gli stadi, sarà permesso bere alcolici nelle immediate vicinanze delle arene sportive, in appositi bar approntati apposta per il torneo.

Sennonché, a pochi giorni dall’inizio dei Mondiali, la tenda in cui la Budweiser, una delle più famose marche di birra americane, si preparava ad accogliere i tifosi fuori dagli stadi, è stata spostata in una zona meno appariscente e più lontana. Nessuno ha fornito spiegazioni ufficiali, ma secondo indiscrezioni dietro la mossa c’è un ordine diramato dall’emiro del Qatar in persona o dai suoi familiari stretti. Alla Budweiser, che spende un sacco di soldi per sponsorizzare i Mondiali, ovviamente non l’hanno presa bene: il loro contratto con la Fifa, la federazione internazionale gioco del calcio, prevede spazi pubblicitari che ora saranno ulteriormente ridotti. Ed è probabile che non saranno contenti nemmeno i tifosi, in particolare quelli inglesi e tedeschi, che senza birra in abbondanza non si godono allo stesso modo una partita di calcio.

La consolazione, per noi italiani che per la seconda volta di seguito ci ritroviamo fuori dai Mondiali, è che durante le partite potremo bere quanta birra vogliamo: ma nel salotto di casa, davanti alla tivù.

Altre riflessioni di Enrico Franceschini

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