In un weekend newyorchese rivedo dopo molti anni un vecchio amico. Come succede talvolta nelle amicizie consolidate da giovani, è come se ci fossimo lasciati il giorno prima: la stessa confidenza, la stessa ironia, fortunatamente anche le stesse idee, perché non sempre si cresce alla stessa maniera. Riparto per Londra scrivendogli che vorrei poterlo vedere più spesso: ma sono consapevole che, separati dall’oceano Atlantico, difficilmente sarà possibile. Nella serata passata a cena insieme, tuttavia, ci siamo confidati a vicenda che perfino gli incontri con amici delle nostre città di residenza si sono diradati.
Una ragione è che, specie nelle metropoli, le distanze rendono più problematico frequentarsi assiduamente. A Londra, come a New York, come sospetto pure a Roma o Milano, si finisce per vivere per lo più nel proprio quartiere: se un amico vive a sud del Tamigi, è complicato incontrarlo per me che abito a nord del fiume. Naturalmente ci si potrebbe vedere a metà strada, ma entrano in gioco altri fattori. Con il passare degli anni si esce di meno la sera: nei ristoranti, fateci caso, ci sono soprattutto giovani. Cinquantenni, sessantenni e oltre preferiscono casomai cenare a casa, e l’invito a cena diventa problematico se la casa degli amici è distante. Forse dipende dal fatto che, invecchiando (brutta parola: ma come ironizza Woody Allen, è pur sempre meglio dell’alternativa), diventiamo più stanchi, perlomeno più pigri. Oppure dal fatto che, tra figli e nipoti (qualcuno di noi ha già anche quelli), più il lavoro, che nella società digitale sembra aumentare di continuo anziché diminuire, abbiamo sempre meno tempo.
Il mio vecchio amico newyorchese confessa che vede gli amici del cuore, a New York, una o due volte l’anno; io potrei dire lo stesso dei miei amici a Londra; e da quel che sento dagli amici della mia età in Italia, a Milano, Roma o perfino in città più piccole come Bologna, anche loro non si vedono più come quando eravamo giovani. Soltanto nelle città veramente piccole, dove ci si incontra per caso, al bar o in piazza, ci si continua a vedere tutti i giorni, o quasi, come ci succedeva a venti o trent’anni. È uno dei motivi per cui vorrei andare a vivere in un posto del genere, magari sul mare, come la Cesenatico delle vacanze estive della mia infanzia e adolescenza, e dell’infanzia e adolescenza di mio figlio. Ma poi, da giovani, a un certo punto si sente il richiamo della grande città, per conoscere luoghi e persone differenti, per mettersi alla prova, per vivere la nostra personale odissea.
Non credo esista una soluzione al dilemma, se non quella offerta dalla Bibbia nel libro dell’Ecclesiaste: c’è una stagione per tutto nella vita, una stagione per uscire e vedere gli amici tutte le sere, una per vederli una o due volte l’anno. L’importante è non perderli, ritrovarli ogni volta come la volta prima.
E poiché oggi in America è Thanksgiving, la Festa del Ringraziamento, questo è un buon giorno per esprimere gratitudine agli amici che abbiamo mantenuto.
Altre riflessioni di Enrico Franceschini
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