Bassa marea

Il club degli orsi polari

Quando vivevo in Russia, una trentina di anni fa, feci la conoscenza con la banja, come si chiama la sauna dalle loro parti: un’esperienza micidiale, non soltanto per il calore pazzesco, aumentato di continuo gettando acqua sui carboni ardenti per provocare sulla pelle la sensazione di frustate degne di Lucifero, ma anche perché, sopravvissuti a quindici minuti di una simile esperienza, bisognava tuffarsi in una piscina di acqua gelata o altrimenti, per chi aveva la sauna alla dacia, ovvero nella propria casetta di campagna, rotolarsi nella neve.

Quando uscivi dalla piscina, il cuore batteva come se dovesse esplodere. Era il momento in cui i russi si stendevano su un lettino, avvolti negli asciugamani, con la testa che girava come se fossero ubriachi: impressione aiutata dai due o tre bicchierini di vodka che bevevano prima di sdraiarsi. Detta così, sembra una tortura, e all’inizio ne uscivo decisamente frastornato, ma ammetto che alla lunga mi ci sono abituato e perfino mi piaceva.

I tuffi nella piscina gelida mi tornano in mente leggendo che l’ultima moda in materia di wellness è il bagno criogenico o crioterapia: nato come metodologia di recupero per gli atleti professionisti dopo gli allenamenti e le competizioni, con effetti sia analgesici che anti-infiammatori, ma gradualmente diffuso anche tra chi un atleta non è.
In sostanza si tratta di immergersi per un po’ di tempo in una vasca piena di acqua e ghiaccio, per lenire dolori muscolari, contenere il gonfiore, svolgere un’azione rilassante dopo uno sforzo. Esistono varie tecniche, con immersioni prolungate o brevi, anche soltanto di uno o due minuti, da ripetersi a intervalli, con un ciclo di alternanza di caldo e freddo simile a quello della banja russa.

Senza arrivare a tanto, in molti Paesi del Nord, compresa l’Inghilterra in cui vivo, c’è la diffusa abitudine di andare a nuotare in inverno (senza la muta) in mare o negli stagni: a Londra ci sono club dei cosiddetti “orsi polari” che si dedicano a questa disciplina tutti i giorni, il mattino presto prima di andare al lavoro, nel laghetto del parco di Hampstead o in quello di Hyde Park.
Non sono mai arrivato a tanto. Anche perché quando mi tuffavo nella piscina gelata della banja, peraltro per pochi secondi, avevo trentacinque anni e adesso ne ho trenta di più.

Ma gli orsi polari degli stagni londinesi includono molte persone della mia età e anche più anziane: a vederli sembra stiano benissimo.
Poi ci sono le gare di Ironman, che includono nuotate in acque gelide, e specialità di nuoto in mare aperto in tutte le stagioni: una volta ho incontrato un italiano, soprannominato “il caimano del Po”, che era arrivato primo in una gara di nuoto attorno all’isola di Manhattan. “Tira fuori lo scandinavo che è in te” dicono i patiti della crioterapia.
Da questo punto di vista, mi sa che rimango italiano. 

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