Bassa marea

La globalizzazione del panettone

Quando vent’anni fa mi sono trasferito a vivere a Londra, il panettone si trovava soltanto in qualche negozio di alimentari italiano della capitale, gestito da immigrati del nostro Paese o dai loro figli e nipoti. Oggi il dolce natalizio della tradizione italiana è in vendita sui banconi di tutte le catene di supermercati britannici, così come nei supermarket e nei negozi di buona parte del resto d’Europa e degli Stati Uniti. È diventato come la pizza e la pasta, un alimento italiano completamente globalizzato. Globale, globalizzazione, globalizzato: termini che molti considerano oggi quasi brutte parole, sinonimi di sfruttamento dei lavoratori di Paesi emergenti e di impoverimento della classe operaia e della classe media in Occidente. Ma non è esattamente così, non è soltanto così.

Gli eccessi vanno corretti, dipendere totalmente da un’autocrazia come la Cina è pericoloso, ma la globalizzazione ha avuto anche effetti positivi, a cominciare da quello di sollevare dalla fame e dalla miseria almeno un terzo dell’umanità, portandolo a un livello di vita dignitoso. Miliardi di persone in Cina e in India: al mondo ci sono anche loro, per me sono nostri fratelli anche loro, non meno umani di noi, e se da un lato mi dispiace che la vita dei lavoratori occidentali sia diventata più dura, dall’altra mi fa piacere che lavoratori asiatici non siano più costretti a cibarsi soltanto con un pugno di riso.

A proposito di cibo, torniamo al panettone. La sua ubiquità è tale che l’altro giorno uno dei migliori quotidiani britannici, il Guardian, ha pubblicato un lungo articolo del suo critico gastronomico per valutare quale siano i migliori fra i molti tipi di panettone in vendita nei supermercati nazionali: al cioccolato, al caramello, classico, con la champagne, all’arancia, con il nocciolato, e così via. Il prezzo è variabile, da 4 a 20 sterline. Qualcuna di quelle “torte di Natale” è ora prodotta nel Regno Unito; la maggioranza però sono importate dall’Italia, a dispetto della Brexit.

E dunque la globalizzazione del panettone è un vantaggio per le aziende produttrici del nostro Paese e per i loro lavoratori, che hanno visto crescere a livello esponenziale il mercato delle vendite britanniche. Ammetto, da ultimo, che è un vantaggio anche per me: vado matto per il panettone. E ora so con certezza che a Natale potrò mangiarlo anche qui a Londra.

 

Altre riflessioni di Enrico Franceschini

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente