Chi ha ascoltato una volta le note del tema di Twin Peaks, la serie televisiva diretta da David Lynch negli anni Novanta e diventata un cult, non le ha più dimenticate. Ora servono, perlomeno sui social, da elogio funebre per la scomparsa del compositore che aveva creato quella musica misteriosa e in grado di emozionare, commuovere, turbare: Angelo Badalamenti, morto in New Jersey all’età di 85 anni.
Badalamenti era nato nel 1937 a Brooklyn da una famiglia di origine siciliana: il padre veniva da Cinisi, un piccolo comune in provincia di Palermo.
Angelo aveva dimostrato grandi doti musicali fin da piccolo, tanto da spingere i suoi a farlo studiare alla prestigiosa Manhattan School of Music.
Inizialmente attratto dal jazz, era stato poi attirato dalla musica new age e dall’elettronica. Tutti questi elementi si sono fusi nelle colonne sonore da lui prodotte dopo l’incontro con Lynch: e solo a quel punto, quando aveva già più di quarant’anni, per lui sono arrivati il successo e la consacrazione.
Prima e dopo I segreti di Twin Peaks i due hanno lavorato insieme praticamente in tutti i film di Lynch, da Velluto blu a Mulholland Drive.
A volte, come dimostrato da Federico Fellini con Nino Rota o da Sergio Leone con Ennio Morricone, tra un regista e il suo compositore preferito si sviluppa un rapporto speciale, al punto che le immagini non sembrano più in grado di esistere, o almeno di produrre l’effetto desiderato, se non sono accompagnate dalla musica, e la musica non sembra poter esistere se non come accompagnamento delle immagini.
A riascoltare oggi quelle note, basta chiudere gli occhi per rivedere il panorama di Twin Peaks, i "Picchi Gemelli" sui cui si è tanto discusso e tanto fantasticato, insieme agli indimenticabili personaggi che li popolavano. Badalamenti ha vinto un Grammy e un Emmy Award, insieme a numerose candidature ai Golden Globe e ad altri premi con la sua musica. I trofei si impolverano, il compositore ci ha lasciati, ma le sue magiche note rimarranno per sempre nelle orecchie di chi le ha ascoltate.
Altre riflessioni di Enrico Franceschini
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