Se vi siete abituati a vedere i vostri figli giocare a un videogame stravaccati sul divano o incollati al computer della scrivania della propria camera da letto, o se a giocare a un videogame su quel divano e a quella scrivania ci siete voi, preparatevi a un cambio di posizione: sempre più spesso li vedrete giocare, o giocherete voi stessi, sdraiati per terra, seduti in un caffè, appartati in un angolo, insomma da qualunque parte.
Il motivo si chiama Steam Deck, un dispositivo portatile per videogiochi entrato in commercio all’inizio del 2022 che sta rivoluzionando il settore: c’è da scommettere che, impacchettato e bene infiocchettato, sarà sotto l’albero di Natale di molti giovani e meno giovani questo 25 dicembre. SteamDeck ha finito il lavoro iniziato nel 2017 da Nintendo Switch, primo esemplare di una nuova generazione di strumenti portatili per videogame. È piccolo ma non troppo. Maneggevole ma senza rinunciare a nessuna delle sue funzioni. Ce lo si può portare dietro in macchina, in autobus, in treno, dappertutto. Perché giocare su qualcosa di più ingombrante come un computer o una tivù, se lo si può fare con altrettanto gusto su un affare che sta dentro lo zainetto?
Curiosamente, i dispositivi per questo genere di intrattenimento hanno avuto una vita circolare: prima grossi, poi piccoli, poi di nuovo grossi, ora di nuovo piccoli. Quelli portatili – ricordate il Game Boy, nato nel 1989? – erano i pilastri dell’industria dei videogame negli anni Novanta e nei primi anni Duemila: finalmente si poteva giocare quando e dove uno voleva (cioè sempre). Con l’avvento degli smart phone nel 2010 sembrava che i dispositivi portatili per videogiochi sarebbero tramontati, e per un po’ è stato così: perché giocare su un Game Boy o qualcosa del genere, quando si poteva giocare sul proprio telefonino? Ma la tecnologia del cellulare (sia pure “smart”, intelligente) era limitata, così come era limitata la scelta dei giochi a cui giocare: così c’è stata una ripresa dei dispositivi fissi, dalla Playstation all’Xbox, nel frattempo diventati sempre più sofisticati.
Ma adesso si torna al passato, con dispositivi manuali sofisticati come quelli fissi, sui quali si può giocare di tutto, praticamente con la stessa soddisfazione (mi dicono i giocatori assidui) di quella che si ricava stando attaccati a una Playstation, un Xbox o un computer. Da tenere presente che l’industria dei videogame si aspetta di crescere a un ritmo annuale del 12,9 per cento dal 2022 al 2030, raggiungendo a fine decennio un fatturato globale di 583 miliardi di dollari, due volte e mezzo quello odierno. Non è un business per una minoranza di giovani nerd, è il presente e il futuro dell’intrattenimento. Che a uno piacciano o no, ma rifiutarli a priori con disgusto è come dire di no alla televisione quando c’era solo la radio, o alla radio quando c’erano solo i giornali.
Altre riflessioni di Enrico Franceschini
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