Il completismo mi salva da una animata discussione, riguardante l'uscita di Toy: Box, il disco "ritrovato" di David Bowie. Edito e inedito allo stesso tempo.
"Ma, insomma, è nuovo o no?" Si parte da questa domanda, al bancone del solito bar.
Spiego, per sommi capi, che si tratta di un disco risalente 2000, che nacque dopo un tour di enorme successo (ma quale tour di Bowie non aveva un enorme successo?), con una band pazzesca (ma quale band di Bowie non era pazzesca?), che proponeva cover di pezzi risalenti ai primi anni di carriera del "Duca Bianco", quando oscillava fra rock e glam, in attesa di partire per i suoi viaggi stellari.
All'epoca, però, la proposta fu, per quanto possa sembrare incredibile, rifiutata dalla casa discografica. Il fatto che David Bowie avesse digerito la cosa induce quantomeno a un sospetto: forse nemmeno lui era convinto fino in fondo di un esercizio troppo autoreferenziale perfino per un artista non certo esente da un (giustificato, sia chiaro) narcisismo?
"Quindi", spiego ancora, versando da bere, "Toy è nuovo, perché non è mai uscito prima, però è vecchio almeno in altri due sensi: registrato oltre vent'anni fa, con materiale di mezzo secolo fa".
Tutto chiaro. Ma qui comincia la discussione. Da una parte chi lo ha già ordinato e se lo compra lo stesso, sull'onda di una comprensibile commozione (dopo sei anni, portiamo ancora il lutto). Di contro, la giustificazione che "gli ultimi due erano bellissimi" risulta parecchio fuori luogo, per i motivi sopra esposti. Anche se, sì, The Next Day e Blackstar erano e sono proprio bellissimi.
E mi dispiace un po' che, nel sentire comune, l'ultimo oscuri il penultimo.
"Vabbe'," dice uno (uhm, forse io), "ma prima di correre a prendere questo Toy, siete sicuri di avere già tutti i dischi fondamentali di Bowie?" Qui si apre un ramo laterale della discussione.
Per qualcuno, di fondamentali ci sono "soltanto" la trilogia berlinese (Low, Heroes e Lodger), più ovviamente Hunky Dory e Ziggy Stardust. "Che poi sarebbe The rise and the fall of..." comincio a precisare, ma okay: mai fare il primo della classe.
Per qualcun altro, me compreso, ci sono almeno altrettanti dischi fluttuanti fra le categorie "capolavoro o quasi" (Aladdin Sane, Scary Monsters...) e "wow, figo" (Young Americans, Let's Dance...").
Da che parte sto, quindi? È giusto o no procurarsi Toy? Ed è qui che il completismo mi salva dal dilemma esistenziale e dalla discussione da bar.
Per me, infatti, il problema non si pone. Ho tutti i dischi di David Bowie. Quelli ufficiali, e pure qualcos'altro. Quindi, a prescindere dalla qualità, aggiungerò Toy. Magari non in vinile, ecco. Non esageriamo.
Sebbene, per dirla tutta, io non ne abbia ancora sentito nemmeno una traccia. Potrei avere qualche notevole sorpresa. Da David Bowie, mi sono sempre aspettato tutto e il contrario di tutto.
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